«Io credo di non ess… non riusc… di non esser più capace di parlare… questo… è una cosa molto… non è nuova… negli ultimi anni… ho smesso di essere capace di scrivere qualcosa… credo proprio di non aver combinato niente… e così son venuto qui… non sapevo neanche cosa… cosa volesse dire questo… questo invito qui… quello… una cosa che… chiedere… [si rivolge a qualcuno sul palco] come si chiama questa?… che titolo ha?… [attende risposta guardandosi intorno; qualcuno dal pubblico dice: “festa del racconto”] eh?… ecco… [Antonio Prete sul palco ripete il titolo] ecco, così… proposta così non capisco… mi sembra che sia… una cosa così un po’ da… [pausa] trovare un vestiario, come un vestiario da mettersi, io… [pausa più lunga, sospirando] c’è la tradizione del… della tradizione italiana… e quella è una meraviglia… tutti i pezzi che ha fatto Ermanno vengono giù da quella… da quella cosa che comincia nel Duecento, nel Trecento… e che non finisce più… e… lì c’è qualcosa che è andata completamente perduta… pochi, pochi scri… leggono questi perì… queste storie… che sono del Duecento, Trecento fino al Cinquecento, fino… fino al Cinquecento-Seicen… no, il Seicento è già finito… ecco… [pausa lunga] sono diventato noioso… e non mi interessa più… di essere… di aver qualcosa… d’essere preso per uno che scrive… non scrivo più… non credo a niente di quello che ho scritto… penso… il signor… tutto quello che è stato fatto, è stato fatto malamente… per via dell’ordine che bisogna scrivere dei libri… che facciano effetto… eccetera… e… dopo ho visto questa cosa quando… questo titolo… io credevo si parlasse dei… dei cosi antichi, no?… dove si leggono… ma… dopo… quando sono arrivato qui… mi sono un po’ deluso perché… [pausa breve] per il resto non ho niente da dire in generale… ho finito del tutto quello che dovevo fare… e quindi mi sembra di essere… credo che non ci vedremo più… e così… vi do la buonanotte» [applausi dal pubblico, mentre Celati sorride].
(Trascrizione a cura di Gustavo Paradiso)
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Sembra l’ultimo Céline.
Bella trascrizione, è un po’ la summa della narrativa celatiana, quel suo scrivere mettendosi dalla parte del non sapere, del non essere, della spontaneità del bambino.
Bella davvero. Grazie