Nella incerta archeologia dei sentimenti
si affacciano i ricordi.
(Quanto tempo è passato?)
Quanto è cambiato questo paese:
le sue strade, le sue case
i suoi cavalcavia
le sue stagioni.
Eppure ci affanniamo a ricercarli
– i ricordi –
a spolverarli soppesarli analizzarli.
Che cos’è la prospettiva? – mi domandavi.
Solo un banale punto di vista,
uno sguardo perpendicolare alla chiesa
mentre si alza il vento fresco della sera.
*
Identità e differenza
– la vera patria in fondo
è
il linguaggio –
un linguaggio universale
che contiene ogni lingua, ogni voce,
una mistica dei significati
nella quale
ci troviamo senza sapere
da dove e per dove.
*
Arami i campi del pensiero di notte, Dio
(quanto manca ancora al giorno?)
quanto durerà ancora il giorno?
quanto a consumarsi la luce?
*
Mi sento a casa nel tuo corpo
forse perché mi rimane
irrimediabilmente
estraneo
quanto più penso di ricordarlo.
Latte e corteccia.
*
Le vie di Roma
in mezzo alle parole
sembrano colorate di rosa
e
Trastevere con le sue luci
e tovaglie a quadri
ci accoglie nei suoi
vicoli
come nell’intimità
della nostra casa.
*
Una serie di poesie
lunghe come la pagina
di un quadernetto:
non si capisce
se finisco di scrivere
perché non c’è più spazio
o perché
è un giro di pensieri
che si richiude
su se stesso.
Non lo so ancora,
ma continuo a scrivere
e questo mi fa sentire
in buona compagnia
*
Trattino
nella storia
si disegna nei cartelli
lasciati come frammenti del passato
e
nella lingua
i nomi / come identità
perse e ritrovate
si incontrano in un trattinoMerano-Meranquasi cicatrice di una ferita
mai sanata