Dopo l’operazione mi han fatto passare dalla sala operatoria al room postoperatorio attraverso una specie di montacarichi. Il room postoperatorio tutti lo chiamano solo room ed è un posto tutto asettico con delle stanze da tre letti con i muri azzurrini e ci vanno quelli appena operati perché devono stare in situazione di massimo riposo e igiene. Infatti i parenti ti possono venire a trovare solo un’ora al giorno e tutti bardati con una tutina e una cuffia. Il room, insomma, dovrebbe servire per permettere al paziente di star bene in questo momento un po’ difficile post-operatorio. Invece per me non ce n’era bisogno perché stavo già da dio: infatti la morfina dell’anestesia mi stava tutta scendendo con dei pizzicorini dal naso verso il busto e poi verso le zone basse. E poi mi era passata la fifa dell’operazione. Allora ho schiacciato il pulsante (nel room ogni cosa si fa attraverso dei pulsanti che stanno su una tastiera) e è arrivato un infermiere tutto premuroso che ho subito notato che era identico a quello che nel film Parla con lei di Almodovar si chiama Benigno. A Benigno ho chiesto dell’acqua. E lui mi ha portato una bella bottiglietta d’acqua e io ho iniziato a bere tutto soddisfatto perché era dalla notte prima che non potevo bere. E giù: ogni sorso un po’ di contentezza. E mi sembrava che anche dalle stanze a fianco arrivasse un coro: Viva l’acqua! Viva l’acqua! E io bevevo, bevevo: Viva l’acqua! Viva l’acqua!
Alle diciotto e trenta, all’inizio dell’orario parenti, è arrivato mio babbo, tutto bardato anche lui e con una faccia tremenda come se l’avessero operato a lui. “Che cazzo c’hai babbo, t’han mica operato a te”, gli ho detto. Allora lui, che forse era preoccupato che stessi molto male e di non saper come consolarmi, s’è tutto imbaldanzito e abbiamo iniziato a chiacchierare così, del più e del meno e a sparare anche delle gran maronate che quelli dei letti di fianco chissà cosa pensavano. E io continuavo a bere della gran acqua e gliela offrivo, anche: “Dai, babbo, fatti un bicchier d’acqua assieme a me”. E lui: “Ma sì, perché no, in fondo ho un po’ sete”. E abbiam continuato così, a sparare delle maronate e a bere della gran acqua per tutto l’orario delle visite e anche oltre. E una chiacchierata come questa qua, nel room, lui vestito da biologo io a letto con tutta la morfina che scendeva, tutti e due a bere della gran acqua, era un bel po’ che non riuscivamo a farla. Allora quando è andato via ho pensato che, quando arriva il giorno che muore il babbo e sarebbe costume pensare rammaricandosi: ‘Quante cose non ti ho potuto dire…’, quando arriva quel giorno lì, io mi ricorderò di questa gran ora e mezza nel room in cui abbiam sparato maronate a tutt’andare bevendo dell’acqua. E potrò seppellirlo senza grossi rimpianti.