Verso la metà del XVI secolo, in Sassonia, in un piccolo villaggio, vive il mercante di cavalli Michele Kolhaas. Un giorno deve recarsi a Vittenberga per vendere dei cavalli e si trova a passare per le terre del signore di Tronka, proprietario di un castello, il quale lo obbliga a lasciargli in pegno del suo passaggio sulle sue terre due dei morelli che Kolhaas sta trasportando al mercato. Secondo il signore, infatti, il mercante non potrebbe passare con i suoi cavalli sulle sue terre, perché così dice una legge pubblicata da poco, e allora il mercante dovrà farsi fare un permesso a Vittenberga con il quale poi, al ritorno, riscatterà i due morelli lasciati in pegno presso di lui. Kolhaas accetta la proposta, pur di passare il confine e recarsi al mercato a vendere i cavalli, che ha allevato con cura e dalla vendita dei quali spera di ricavare abbastanza denari. Tuttavia, ha fiutato un inganno da parte del signore, e infatti al suo arrivo in città viene a sapere che non esiste alcuna legge del tipo di quella citatagli dall’impostore. Al ritorno, allora, si reca presso il signore di Tronka e pretende immediatamente la restituzione dei suoi due morelli, ma si accorge che questi ultimi non si trovano più nelle stalle del castello, e sono spariti. Pretende spiegazioni dal signore, ma questi lo caccia via in malo modo, ingiuriandolo perfino, e chiamando a sostegno il suo fattore, il castellano, e tutti i servi e i contadini. Kolhaas va via. Ma al suo arrivo a casa ne parla alla moglie e, impugnando un fucile, dice che farà di tutto per ottenere giustizia e la restituzione dei suoi due morelli. La moglie, spaventata, lo implora di non abbandonarsi a violenze gratuite, e si offre di recarsi presso il magistrato per tentare di accomodare la faccenda. Kolhaas la lascia fare, ma, di lì a poco, si pentirà amaramente di averla fatta partire. Dopo qualche ora, infatti, il carro che trasportava la moglie fa ritorno: la donna vi giace in deliquio, insanguinata da una ferita causata forse dall’arma di una guardia che voleva impedirle di parlare con il magistrato. Kolhaas tenta di soccorrerla, ma la moglie muore dopo poche ore, e allora al mercante non resta da fare altro che andare fino in fondo alla sua causa, non fosse altro per dimostrare al mondo che la moglie non è morta invano. Fa mettere un bando e recluta dieci uomini, si reca al castello del signore e fa mettere a ferro e fuoco tutto il palazzo, facendo fuggire lo stesso signore di Tronka, che si rifugia in una città vicina. Ma i cavalli ancora non si trovano, e allora Kolhaas assolda ancora altri uomini e mette a ferro e fuoco tutte le altre città dove il signore di Tronka va a rifugiarsi, ormai perseguitato e atterrito da quell’uomo diventato, come Kolhaas stesso fa scrivere nei suoi bandi, un vero e proprio angelo vendicatore dell’ingiustizia umana e mondana. La sua potenza diventa tanto grande da far preoccupare i governanti di Sassonia e del Brandeburgo, che addirittura temono per l’incolumità dei propri regni. Kolhaas non si ferma davanti a niente e a nessuno, soltanto si reca a far visita a Martin Lutero, che in una lettera gli ha scritto che sta facendo un gran male a tutti con la sua sete di vendetta, e farebbe bene a smettere, perché in questo modo quasi pretende di sostituirsi a Dio. Kolhaas va perciò a far visita a Lutero, di cui ha grande stima, e Lutero, dopo aver tentato di cacciarlo via come se fosse un demonio, infine accetta di aiutarlo, quasi abbagliato anch’egli dalla risolutezza di quell’uomo e dal suo infinito desiderio di giustizia. Decide di inviare una lettera al Principe Elettore di Sassonia, affinché intervenga a mettere ordine in quella faccenda, e, intentando un giusto processo al signore di Tronka, faccia in modo di restituire i due morelli a Kolhaas. L’Elettore di Sassonia accetta di buon grado l’incarico, anche perché cominciava a preoccuparsi dello sviluppo delle violenze: però chiede che prima Kolhaas deponga le armi e licenzi i suoi uomini e predatori che hanno messo sottosopra, con pece e fuoco, mezza Germania. Kolhaas accetta immediatamente la proposta perché quello che desidera è che sia fatta giustizia, niente altro. Cominciano, adesso, una serie di vicende che vedono Kolhaas coinvolto nelle faccende strane e astruse della giustizia umana gestita dall’Elettore di Sassonia e da altri personaggi affini, fino al momento in cui nobili e governanti, disarmatolo, arrivano, a un certo momento, dopo aver tentato in maniere maldestre e inefficaci la restituzione del maltolto, addirittura a incriminarlo per i disordini da lui provocati fin lì in Germania. Kolhaas dice che lui accetta di essere incriminato per le violenza commesse, ma prima vorrebbe giustizia per lui e la restituzione dei suoi due morelli. Nessuno gli presta ascolto, perché forse in fondo nessuno bada veramente a far giustizia. Nel frattempo Kolhaas viene tenuto sotto sorveglianza in una casa da una decina di guardie e non può fare un passo senza che queste lo seguano. Durante uno degli spostamenti da un tribunale all’altro, incontra una vecchia zingara che gli dona una capsula di piombo con dentro un foglietto che contiene tre profezie riguardanti l’Elettore di Sassonia, ovvero proprio colui che ha fatto di tutto per imbrigliare Kolhaas e non fargli ottenere giustizia. L’Elettore, venuto a conoscenza di questo episodio, cercherà in tutti i modi di ottenere il foglietto della zingara, ma il mercante di cavalli non accetterà mai di donarglielo, e anche alla fine della storia, allorché Kolhaas è condotto al ceppo per essere decapitato, poiché è stato condannato a morte per i disordini che ha provocato, pur constatando che ormai giustizia è stata fatta perché scorge tra la folla un uomo che gli mostra i suoi due morelli e altri uomini gli assicurano la punizione del signore di Tronka, allora Kolhaas chiede di essere accompagnato nei pressi dell’Elettore di Sassonia, che è venuto ad assistere alla sua decapitazione per poi poter recuperare la capsula dal corpo morto. Davanti all’Elettore, Kolhaas si strappa dal collo la capsula e la ingoia, fissando negli occhi il suo mortale nemico con aria soddisfatta e di sfida estrema. Quindi viene condotto a morte. Dopo quell’evento, il principe Elettore di Sassonia si ammalerà e morirà di crepacuore e di preoccupazione per le scure profezie contenute nella capsula e mai rivelate. Invece, ancora oggi, esiste un villaggio in Sassonia che si chiama Pontekolhaas, dove vivono alcuni eredi di Michele Kolhaas, mercante di cavalli nella Germania del XVI secolo.