Mio padre faceva l’impiegato alle imposte dirette, guidava una dauphine beige e come lettura preferita aveva il vocabolario della lingua italiana. Lo ripeteva ad alta voce. Si faceva interrogare da noi figli, ogni giorno della settimana, esclusi il sabato e la domenica, un figlio a turno, per due ore.
– Accomandolare.
– Affidare in custodia, prestare, assicurare.
– Ma no, stai facendo un po’ di confusione di rigo. Che significa accomandolare? Pensaci bene.
– Aspetta un momento, sulla A ho un vuoto, passa alla C o alla D.
– Carname, Carnuta.
– Passa alla D ti ho detto perché ho qualche annebbiamento.
– Duodenale, duolo, duopolio, duplex, duplica. Disgeusia. Che significa Disgeusia?
– Non mi freghi, alterazione o indebolimento della facoltà del gusto. Lo dice Zingarelli.
– Dismagare, Dissalare, Disopia…
– Ma porca miseria sceglietene qualcuna un po’ più facile.
Per aiutare la memoria aveva registrato venticinque cassette di novanta minuti ciascuna, ordinate dalla A alla Z, più delle nuove con gli aggiornamenti che di anno in anno venivano pubblicati. Noi eravamo veramente felici perché sapevamo che cosa regalargli per natale onomastici e compleanni e lui era contento, soddisfatto perché non leggeva fesserie, né smancerie romantiche né storie di realtà depravata o che altro, ma quando apriva bocca poteva parlare sempre sapendo quello che diceva e, diventando sempre più padrone della lingua, sentiva di conoscere sempre più se stesso e il mondo. Ogni tanto intervallava la lettura dello Zingarelli o del Devoto-Oli col dizionario dei sinonimi e dei contrari, e così si rassicurava.