Questa storia narra soprattutto del re di Sardi, Candaule, e di come abbia perduto ogni suo bene.
All’inizio Erodoto fa tutta una tirata, bella ma un po’ confusa, sulla discendenza di Candaule, e dopo averla letta non si capisce bene nemmeno dov’è che si trovava questa città, Sardi, la capitale del regno. Ma a quello che si capisce doveva essere in una zona spostata ad Oriente rispetto alla Grecia.
Di questa città era dunque regnante Candaule, il quale aveva una moglie di cui era innamoratissimo. Pensava di essere un uomo fortunato, anche per via di questa moglie, che era davvero molto bella. Candaule ne parlava sempre a un suo soldato, un certo Gige, che gli faceva molta simpatia. Per lui aveva una specie di preferenza. Gli altri soldati e tutti i luogotenenti erano invidiosi. Ogni volta che Candaule si appartava con Gige per consigliarsi con lui, oppure se gli faceva qualche complimento in pubblico, li vedevi diventare rossi di bile. Facevano le facce addolorate, come quando uno ha una fidanzata che si mette a scherzare con qualche giovanotto simpatico, magari su un treno o al bancone di un bar. Agli altri soldati e ai luogotenenti dava fastidio questa preferenza di Candaule per il soldato Gige e quando si trovavano a parlare fra di loro facevano commenti. Dicevano che Gige era tipo un paraculo. Paraculo vuol dire che uno fa le facce belle davanti a un altro per puro tornaconto. Non sembra che Gige fosse propriamente un paraculo. Era un ragazzo arguto e intelligente. Candaule pare ne provasse sincera stima. Però un po’ esagerava. Parlava sempre con Gige della moglie. Gli diceva: “È bellissima”. Gli diceva: “È bellissima, davvero. Non puoi nemmeno immaginarti quanto è bella!”. Gige cercava di evitare questi discorsi, che lo mettevano in imbarazzo. Gli diceva di smetterla, che non si fa, non si parla in questo modo della propria moglie. Ma Candaule stava delle mezz’ore a descrivere le bellezze di questa moglie, come era fatta, che meraviglia era vederla di notte tutta nuda. Certe volte esagerava, raccontandogli dettagli personali su cui sarebbe meglio stare zitti. Gige cercava di nuovo di cambiare discorso. Ma Candaule: “Non mi credi? – gli diceva – e io stanotte te la faccio vedere!”. Gige diceva di no, che era contro tutti i precetti. A Sardi infatti pare fosse una grave mancanza di pudore per chiunque mostrarsi nudi, sia per gli uomini che per le donne. Ma Candaule era lì, tutto preso da queste delizie personali, non si curava della decenza e dei costumi antichi. Ogni tanto succede. Quando uno è tutto preso da una cosa, non ci pensa, e si mette a sbandierarla ai quattro venti. E così diceva a Gige: “È bellissima, davvero è bellissima. Non mi credi? E io te la faccio vedere!”.
Gli diceva che sua moglie non si sarebbe accorta di nulla.
Così una sera, prima di andare a dormire, Candaule introdusse Gige nella sua camera da letto, lo fece nascondere dietro una tenda, da dove, nella penombra, avrebbe potuto guardare con tutta calma la donna mentre si svestiva. Poi, mentre la moglie di Candaule, di spalle, tornava verso il letto, sarebbe scappato via pian piano dalla porta rimasta socchiusa. E così di fatto avvenne. Gige se la guardò con tutta calma. Era davvero bellissima. I fianchi, le spalle, i capelli sciolti che le arrivavano fino alle natiche. Era tutto bellissimo. Sembrava un’attrice del cinema quando la mettono davanti a uno specchio e la riprendono da per tutto e la fanno spogliare lentamente.
Ma la moglie di Candaule si era accorta di tutto. E siccome era orgogliosa fino all’inverosimile, orgogliosa e terribile se la facevano incavolare, aveva giurato che a suo marito gliela avrebbe fatta pagare. Aveva visto un’ombra sgattaiolare nel buio, un’ombra di uomo maschio e aveva capito perfettamente chi era quell’ombra e che era stato suo marito a combinare tutto.
Così il giorno dopo fece chiamare Gige. Gli disse che sapeva bene che quella notte la aveva vista nuda. Gli disse che le aveva dato molto fastidio. Non gli diede scelta: o Gige uccideva Candaule e si prendeva il regno e la sposa o lei stessa avrebbe fatto in modo di uccidere Gige. A Gige tutto questo pareva esagerato. Le diceva che era stato uno scherzo innocuo combinato da suo marito. Ma lei era arrabbiatissima e irremovibile.
Discussero a lungo. Gige cercò di farla retrocedere dalle sue intenzioni. Ma vide che era davvero convinta e a lui stesso sarebbe finita male se non si fosse deciso a prendere una decisione. Decise di uccidere Candaule. E fu così che Gige, nottetempo, accoltellò il re Candaule nella sua stanza e si impossessò del regno e della donna.
Candaule perse ogni suo bene, anche la vita, e fu come se avesse dato a Gige tutta la sua felicità.