I.
Vangelo del cavaliere De Stefani Perez, di Santa Ninfa, raccontato da un suo zio sequestrato dai ladroni. Trascritto nell’800 da Giuseppe Pitrè.
1.
In quel tempo Gesù camminava per la campagna. C’erano tutti gli apostoli. E una sera, andando per via, successe che venne buio. Gesù chiamò Simon Pietro e gli disse: “Pietro, cosa dobbiamo fare? Dove dormiamo stasera?”.
“Maestro – disse Pietro – vedo laggiù un pagliaio e sembra che c’è una mandria. Domandiamo al mandriano ristoro per la notte. Magari ci scappa pure qualcosa da mangiare”. E Gesù vide che era cosa buona e giusta. E così fecero. Vanno al pagliaio e si affaccia il curatolo (il capo-mandria). Il curatolo vede che quella è gente da poco, dei miserabili poveri in canna. Fa il muso brutto, la faccia storta, ed è un miracolo se non aizza i cani contro Gesù e contro gli apostoli. Non vuole dar loro né pane né cacio e nemmeno ricotta ma li fa sistemare in un piccolo pagliaio malmesso, lì di fronte, dove era solito far dormire le bestie.
2.
A Simon Pietro, che era irritabile anche per un nonnulla, gli fumava il cervello per il tipo di trattamento ricevuto. E non riusciva a dormire. E Gesù disse: “Pietro, non ci pensare”. Ma quello, niente, non si poteva calmare e non riusciva a dormire per la rabbia. E brontolando guardava dalle fessure verso il pagliaio dove c’erano i mandriani. Si immaginava dei gran pezzi di tuma, recipienti giganti di ricotta fresca, forme di caciocavallo. E pane si immaginava, condito con vari salumi: prosciutto, mortadella, salame piccante. Si immaginava olive schiacciate e pomodori sott’olio. E pecorino si immaginava, forme intere di primosale, e gli veniva l’acquolina in bocca. Quando a un certo punto si sente una gran cagnara. Erano arrivati quattro ladroni, con le doppiette in mano, bestemmiando e sparando colpi di fucile in aria. Esce il curatolo, tutto pauroso, e dice loro: “Signori, qui dentro voi siete i padroni, mangiate e bevete tutto ciò che volete”. E subito Simon Pietro, dal suo cantuccio, sente gridare: “Peppe! Nino! Qua c’è la tuma! Qua c’è la ricotta! Passami il vino! Prendimi il pane !”. Pietro sentiva queste frasi e dentro rodeva, lo stomaco vuoto gli si smuoveva, i succhi gastrici entravano in movimento e salendo e scendendo gli rosicchiavano tutto l’esofago. Pietro ce l’aveva con Gesù. Pensava: “Conviene proprio oggigiorno fare l’apostolo!”. Pensava: “È un bel guadagno fare l’apostolo”. “Di un morto di fame!”, pensava.
3.
E mentre faceva questi ragionamenti Pietro si rigira rumorosamente. Tanto rumorosamente che i ladroni lo sentono. “Chi è là?”, gridano. “Porca madosca! Esci fuori!”, gridano furiosamente sparando in aria. Pietro esce fuori in mutande, con Gesù e tutti gli apostoli, in mutande. E quando i ladroni vedono che erano viandanti affamati e che il curatolo non gli aveva dato manco un tozzo di pane, pigliano il bastone e tinghete tanghete riempiono di legnate il curatolo. E dopo: “Carogna! Pezzente! Taccagno miserabile!”. E tinghete tanghete, ancora giù botte sul curatolo. E dopo avere riempito il curatolo di legnate, prendono la ricotta, il cacio e la tuma, tutto quello che c’era da mangiare e lo danno a Gesù dicendo: “Prendete!”. Dicendo: “Mangiatene tutti”.
4.
Simon Pietro, che aveva guardato questa scena, faceva di sì con la testa e in cuor suo approvava l’operato dei ladri. Anche Gesù approvava l’operato dei ladri e non diceva “pace, fratelli, pace” come faceva di solito. Non diceva “vogliatevi bene”. Ma stava zitto e faceva finta di niente. Poi si era messo a mangiare. Dopo che i ladri furono usciti dal pagliaio Simon Pietro disse a Gesù: “visto, Gesù? Tu che parli sempre male dei ladri! Se non era per loro stasera non si mangiava”. E Gesù disse una parabola che voleva dire, all’incirca “non tutti i ladri vengono per nuocere”, o qualcosa del genere, e se ne andò a dormire dando ragione a Pietro.
II.
Questo vangelo lo raccontava un certo Gargano, di Bagheria, a Giuseppe Pitrè, che trascriveva tutto.
1.
In quel tempo Gesù camminava con i tredici apostoli e arrivarono in un paese. Cercarono pane, ma non c’era pane.
E Gesù disse ai suoi apostoli: “Prendete una pietra l’uno”. Gli apostoli non capivano a cosa servisse precisamente, ma obbedivano. Chi se la prese in un modo, chi in un altro. Simon Pietro, che era pigro e indolente, se ne pigliò una piccola piccola e camminava così. Gli altri invece trasportavano dei pietroni belli grandi e pesanti. Camminarono a lungo in questo modo, ognuno con la sua pietra addosso, tutti gli apostoli, appesantiti e sudati per il gran peso, tranne Pietro, che camminava leggero e gongolando.
2.
E camminando, dopo del tempo, arrivarono in un altro paese. Chiesero pane, ma non c’era pane. E Gesù disse: “Fermiamoci in quello spiazzale e posiamo le pietre per terra”. E gli apostoli obbedirono. Anche Pietro, che leggero leggero e riposato continuava a camminare fischiettando e salterellando davanti ai compagni. Posate che ebbero le pietre sullo spiazzale Gesù fece un miracolo e le pietre diventarono pane e Gesù disse: “Prendete e mangiatene tutti, ciascuno il suo pezzo di pane”. San Pietro, vedendo questo miracolo, ci rimase malissimo. Disse a Gesù: “Gesù, e io questa miserabile mollica devo mangiare?”. E Gesù disse una massima che voleva dire che era peggio per lui, e se uno è pigro o si sente furbo, poi ne paga le conseguenze e non si deve lamentare. E mangiarono, ciascuno il suo pezzo di pane. Poi Gesù andò in paese e predicò.
3.
In quel tempo Gesù e gli apostoli camminavano ed arrivarono in un paese. Chiesero pane, ma in paese non c’era pane. Gesù disse: “Fratelli, prendete una pietra l’uno e portatela addosso”.
Gli apostoli presero ognuno una pietra normale, di media grandezza, e camminavano così, sudando ma non troppo. Tranne Pietro, che si caricò addosso un enorme pietrone, e camminava così, sbuffando e soffrendo. Mentre Pietro era avanti, Gesù disse agli apostoli, di nascosto da Pietro: “Ora ci divertiamo alle sue spalle”.
Camminarono per molto tempo in questo modo e arrivarono in un paese. Gesù chiese pane e il pane c’era. Ce n’era tantissimo, da sfamare un intero reggimento. Più ne portavano, più ne arrivava ancora. Pane caldo caldo, fumante, appena uscito dal forno. Gesù disse agli apostoli di buttare le pietre, che tanto non servivano a niente. Pietro ci rimase malissimo e andava brontolando per i fatti suoi, messo in un angolo, contro questi miracoli che faceva Gesù, solo quando gli conveniva.
III.
Secondo vangelo di Gargano, Bagheria, trascritto sempre da Pitrè.
1.
In quel tempo Gesù e gli apostoli camminavano. Incontrarono un tizio. Aveva la madre ammalata, di vecchiaia, e aveva chiesto a Gesù una grazia, di farla ringiovanire. E Gesù disse: “Mio caro, infilala in un forno. Dopo tre ore tirala fuori”.
E così fece. La infilò in un forno. Dopo tre ore la tirò fuori. E uscì che la vecchia era diventata giovanissima, con la pelle liscia liscia, i capelli neri neri, con dei riflessi blu petrolio.
San Pietro guardava tutto questo in silenzio e si complimentava per i miracoli di Gesù.
2.
A San Pietro questo miracolo di Gesù era piaciuto molto. Dopo tre giorni si ritrovarono in giro per un paese, a bighellonare, ognuno per i fatti suoi. E c’era uno che cercava Gesù, il Maestro lo chiamava, per avere una grazia. Aveva la madre in fin di vita e chiedeva a San Pietro se poteva metterci una buona parola con Gesù, per avere questa grazia.
3.
San Pietro, che aveva già visto altre volte come si faceva, disse a quel tizio che il maestro Gesù era molto occupato, non avrebbe avuto tempo per quel miracolo di poco conto. In questi casi, diceva Pietro, Gesù manda noi a fare questi miracoli più facili. Faccia quello che dico io, diceva Simon Pietro a questo tizio. Diceva: “deve accendere il forno, scaldarlo ben bene e metterci dentro sua madre”.
Il tizio, che conosceva per fama la potenza dei miracoli di Gesù, credette a quello che diceva Pietro. E così fece: accese il forno, lo fece scaldare per delle ore e ci infilò sua madre e la tenne lì dentro una notte intera. Il giorno dopo la tirò fuori incenerita.
Il tizio era imbufalito. Cercava San Pietro per tutto il paese per massacrarlo di botte. Diceva: se lo piglio lo ammazzo. Diceva: lo fracasso a legnate.
4.
La voce del miracolo di Pietro si era sparsa per tutto il paese. Gesù cercava Pietro per avere spiegazioni. Ma non lo trovava. Per la paura di prender legnate si era nascosto dentro un bidone ed era rimasto lì tutto il giorno.
Gesù se la rideva con gli altri apostoli al pensiero di Pietro che aveva bruciato la vecchia e ora se la faceva sotto dalla paura e per questo se ne stava nascosto.
Poi andò dalla vecchia e fece un miracolo. E la vecchia, da carbone che era, diventò ragazza. E tutti videro che era cosa buona e giusta. Tranne Pietro, che era ancora nascosto dentro al bidone e non vide un bel niente.
Uscì dal bidone tre giorni dopo, morto di fame e guardandosi intorno circospetto, se passava qualcuno.
IV.
Vangelo agnostico di Calogero Masino da Capaci, ferroviere. Scritto nel tempo presente.
1.
Gesù da piccolo sembrava cattivo. È risaputo. Ce lo dice anche Tommaso israelita, in un vangelo famoso. Era cattivo per fare capire a tutti che era Gesù. Era un bambino mostruoso. Faceva i dispetti al prossimo per il puro gusto di stupire. Ma dispetti terribili. Ammazzava la gente per il gusto di farsi notare. Oppure la immobilizzava con delle maledizioni. Poi la guariva, per fare il gradasso. Tutti in paese dicevano: “vedi quello, cosa sa fare!”. E Gesù gongolava in silenzio, temuto da tutti.
2.
Gesù bambino un giorno uscì di casa con un punteruolo nella manica. Andò a scuola e massacrò tre bambini, dopo averli tenuti tre ore sequestrati nel bagno. Il rabbino da dietro la porta gli diceva “Gesù, liberali, è peccato mortale!”. “Che peccato e peccato” diceva Gesù, “lo decido io quando è peccato!”. E mentre diceva queste parole li ammazzò tutti e tre. Tutti allora accorrevano per vedere cosa aveva fatto Gesù ed entrarono in bagno. E quando furono lì dentro, pigiati pigiati, Gesù disse “alzatevi” e li resuscitò tutti e tre. Tutti guardavano a bocca aperta. Ma c’era anche qualcuno a cui il sangue faceva impressione e allora sveniva o vomitava. Era una scena raccapricciante.
3.
In quel tempo in Galilea la gioventù era traviata. E Gesù più di tutti. Si metteva sui ponti e tirava le pietre alle signore di sotto, che erano andate a sciacquare i panni nelle acque del fiume. Lo faceva con la sua banda. Tiravano sassi grossissimi e quando ne prendevano una dicevano “bingo!” e si battevano il palmo delle mani ridendo. Poi Gesù le resuscitava. Quelli ridevano di nuovo e se ne andavano a casa saltando tra i rovi.
4.
In quel tempo Gesù con la sua banda terrorizzava la zona. Poi , uno ad uno, quelli della banda confessavano. Dicevano che era stato Gesù che li aveva istigati. Gesù, dal banco degli imputati, guardava i compagni con gli occhi furenti. Aveva i capelli irsuti, ricci ricci. Guardava i suoi compagni di banda, uno a uno, con gli occhi infuriati e sputava per terra. Poi faceva un miracolo. Tutti rimanevano stupefatti e inorriditi. Si chiedevano: “ma che razza di Dio è questo che se la gode da matti a fare del male”.
5.
A Gesù in quel tempo lo chiamavano Malpelo perché aveva i capelli rossi rossi e irsuti. Tutti in paese lo schivavano. Gesù cresceva insano e incattivito. Però faceva i miracoli. Aveva una specie di carattere torvo ed era capace di qualsiasi cattiveria. Staccava la coda alle lucertole e le appendeva ad un filo per vederle soffrire. Poi prendeva del fuoco e incendiava i formicai. Le mamme dicevano ai bambini di non andare a giocare con lui. Poi, se quelli ci andavano e le mamme se ne accorgevano, erano settimane di castighi e punizioni, senza uscire di casa o giocare a pallone. Gesù cresceva sempre più solitario e escogitava sempre maggiori cattiverie.
6.
Faceva gli sgambetti alle vecchine. Rubava le arance ai fruttivendoli. Tirava dei pallini con la fionda sulla testa dei ciechi e degli storpi. Rubava le esche ai pescatori mentre andavano al fiume. Pisciava nei bidoni di acqua potabile dei vicini di casa. Uccideva i gatti della vicina con delle frecce avvelenate. Tirava dal balcone, ai passanti di sotto, la pialla di ferro del padre, che era falegname. Poi gli sputava sulla testa. Inquinava le acque del fiume con del cianuro. Perseguitava gli zingari che chiedevano l’elemosina tirandogli le pietre. Tutto il paese doveva sopportare le sue angherie senza potere aprire bocca. Infatti faceva i miracoli. Significava dunque che era figlio di Dio. La gente continuava a chiedersi, ancora, per mesi, che razza di dio era questo, così incattivito e maligno.
7.
Andava a scuola, dai rabbini, e arrivava sempre in ritardo, con tutte e due le mani in tasca. Faceva il presuntuoso. Diceva che non aveva bisogno di studiare, perché tanto sapeva già tutto. Se il professore di aramaico lo interrogava, lui diceva di no e usciva dalla classe andando in bagno. Poi tornava e quando il professore andava via cancellava l’impreparato con la gomma. Poi usciva di nuovo e andava in bagno e stava delle ore a bighellonare per i corridoi. Il professore della seconda ora, entrando in classe, non lo trovava e lo mandava a cercare con un compagno. E quando il compagno lo trovava, Gesù lo picchiava a sangue ferocemente. Poi gli guariva le ferite con un miracolo. Lo rispediva in classe a mani vuote. Poi il compagno, tornando a casa, raccontava tutto ai genitori. A scuola scoppiava un putiferio e i genitori facevano le riunioni chiedendo che fosse espulso dalla scuola. Il preside metteva a tacere gli animi, assicurando che non sarebbe più successo, si sarebbe occupato personalmente di Gesù, e di dargli una educazione da cristiani.
8.
Giuseppe e Maria , i genitori, si rintanavano in casa vergognandosi come cani. Loro lo sapevano che avrebbero avuto un bambino divino come figlio, sin dall’inizio. Sin da quando Maria era rimasta incinta inspiegabilmente. Però non avevano compreso bene cosa ciò avrebbe significato. Maria se ne lamentava sempre in preghiera. Diceva, parlando con Dio in preghiera, “mi avevi detto un bambino divino, non mi avevi detto che sarebbe venuto fuori ‘sto disgraziato”. Dio rispondeva, con messaggi cifrati, di portare pazienza. Che lui aveva in testa un progetto e bisognava lasciar fare. Questo progetto però non era chiarissimo, anzi, era del tutto incomprensibile. Nacque così il mistero del dio agnostico di cui ci parla per primo Tommaso.
9.
E questa è la tradizione, per come io la intendo. Il dio gnostico è un’altra cosa e ci sono altri libri che ne parlano. Quello di Tommaso israelita è invece agnostico.
È un dio che non lo capisce nemmeno lui che ci sta a fare, e perché. E in questa confusione totale manda nel mondo dei bambini divini che fanno del danno.
10.
Poi un giorno Gesù cominciò a predicare. Non aveva ancora compiuto nemmeno dodici anni. Cominciò a predicare in un tempio e teneva nel sacco tutti gli anziani con la sua retorica inimitabile. I genitori, Giuseppe e Maria , erano preoccupatissimi perché non lo trovavano. Invece poi lo trovarono nel tempio, che teneva nel sacco con la sua retorica tutti gli anziani. Faceva anche dei giochini alla lavagna, tipo dei cruciverba o dei rebus. Tipo le parole incrociate. E chiedeva ai presenti la risoluzione. Ma quelli non sapevano rispondere. Gesù li prendeva in giro e dava loro bacchettate sul naso con la verga. Qualcuno , messo in un angolo timidamente, si chiedeva perché ‘sto ragazzo doveva sottoporre degli uomini anziani, anche deboli fisicamente, a simili umiliazioni. Se lo chiedevano anche Giuseppe e Maria , i quali si vergognavano di questo figlio. Anche loro, pian piano, stavano diventando agnostici, non riuscendo a capire il progetto che c’era dietro, nella mente di Dio, per le angherie di questo bambino. Giuseppe e Maria si chiedevano se c’era proprio bisogno di tanta spocchia e presunzione per diffondere il Verbo.
11.
Tra i presenti, quel giorno, nel tempio, c’era un altro ragazzetto, che se ne stava in disparte. Anche lui, sin da piccolo, aveva delle smanie da predicatore. Ma apparteneva di già a una corrente diversa. Ad esempio, criticava, in silenzio, dal suo cantuccio, questi modi di predicare simili ai quiz. Dopo del tempo se ne andò in un altro paese a fondare una setta. Ma non ebbe successo. Dopo appena qualche secolo, di già, non ne era rimasta nessuna traccia. La setta di Gesù invece già proliferava per tutta la Galilea. C ’era chi lo chiamava re dei Giudei.
12.
Gesù si faceva ascoltare con il terrore. Ad esempio, entrava in un tempio, lo saccheggiava e rubava qualche prezioso paramento. Ordinava ai discepoli di incatenare i fedeli e si metteva a predicare. Finito di predicare, lui e i discepoli uscivano fuori urlando e roteando le spade per impaurire i curiosi. Uscivano dal paese e andavano a predicare allo stesso modo nel paese vicino. Prima lo mettevano a ferro e fuoco. Rubavano nelle case, bruciavano i palazzi. Poi riunivano nella piazza principale tutta la popolazione. La obbligavano ad ascoltare in perfetto silenzio tutta la predica di Gesù, sotto la minaccia delle armi. Poi Gesù faceva tre o quattro miracoli per stupirli e iniettargli nelle vene nuovo terrore, ancor più potente. Resuscitava qualche morto, abbatteva qualche palazzina con la sola forza del pensiero, faceva nascere qualche serpente da normali legnetti presenti per terra. Quindi, lui e i discepoli,
abbandonavano anche questo paese urlando come barbari e roteando le armi. Presto tutta la Galilea si professò cristiana, per paura di rappresaglie.
13.
Nelle sue prediche Gesù annunciava il Verbo. Erano come delle leggi. Stava instaurando un regime dittatoriale. Le chiamò Leggi Speciali. Divise i proseliti in squadre fasciste e li mandò in giro a dare manganellate e a governare paesi sotto la dittatura. Lui intanto si costruiva palazzi in tutta la regione, dove faceva una vita da nababbo.
14.
Gli oppositori tramavano nell’ombra. Se Gesù li scopriva, li faceva incarcerare dai suoi sgherri. Li mandava al confino o li faceva marcire per degli anni in galera. Molti scappavano all’estero e da lì organizzavano l’opposizione interna, riuscendo a sobillare la popolazione alla rivolta. In dei paesi ogni tanto scoppiavano tumulti e Gesù li faceva sopprimere con dei rastrellamenti. Organizzava deportazioni di massa nelle carceri. Certe volte li faceva fucilare tutti e li faceva seppellire nelle fosse comuni. Poi, dopo un anno, succedeva qualcosa che gli faceva tornare alla memoria quell’evento. E allora organizzava altri eventi, delle specie di resuscitazioni di massa. Grazie a questo riduceva tutti gli oppositori all’obbedienza, come agnellini. Giuseppe e Maria , ormai vecchi, guardavano tutto questo inorriditi e custodivano la memoria di tutti i fatti, sin da quand’era piccolo. Dicevano, quando andavano a letto, nel buio della loro stanza, piangendo lacrime di amaro pentimento, che disgrazia avevano avuto a dare al mondo un figlio di tal fatta.
15.
Poi un giorno gli oppositori riuscirono a penetrare in Galilea. Riuscirono ad arrestare Gesù e a crocifiggerlo su un palo con due suoi luogotenenti. Gesù cercò in qualsiasi modo di fare miracoli. Ma non gliene riusciva più nemmeno uno. Disse allora quella famosa frase, “mio dio, perché mi hai abbandonato”.
E tutt’oggi i lettori si chiedono qual è il messaggio oscuro di tutta la vicenda. Se è una roba insulsa da ridere, da piangere o se c’era in qualche modo una specie di messaggio. E se c’era il messaggio, comunque, si chiedono, c’era bisogno di fare soffrire tanta gente?