Guardo mio padre guardarmi,
negli occhi parlarmi.
Guardo mio figlio guardarmi,
negli occhi ascoltarmi.
* * *
Bari, 15 ottobre 1959
Domenica mattina alle due e trenta, infatti, lasceremo Bari.
…
Dicono che per andare a Capri, da Napoli, ci vogliono solo tre ore di vaporetto; sicché, volendo, si può andare anche tutte le sere.
Vorrei ricevere ancora un’altra tua lettera, prima di partire.
Rispondimi subito.
* * *
otto
ed io parlo di mio padre che non c’è,
che due volte è morto e che mi manca,
che lo prego perché torni nei miei sogni
a dire cos’è stato del suo essere
e del mio che ne sarà già da domani.
Nero è il nero che qui si ostina,
che sembra sopravvivere alla vista.
* * *
sette
L’aria era calma e fredda, prima di partire, scossa soltanto dalla vertigine invisibile che il vento crea quando s’insinua tra due pareti prossime e senza luce nel mezzo.
Così… Rapidamente salendo e poi precipitando, come a tracciare i confini di una percezione che scappando ti stordisce.
* * *
sei
Il chiodo che scivola lungo il muro
in assenza del peso che lo regge.
* * *
Napoli, 9 novembre 1959
finora non ho potuto vedere
Il musichiere perché alle nove di sera lo spaccio chiude.
Questo mi dispiace molto e tu sai quanto mi piaceva
Il musichiere.
Purtroppo è così.
Pazienza.
Ti bacio con amore.
* * *
cinque
la fessura di un sorriso che saluta
lacera e ferisce come un taglio
il volto di chi guarda e non capisce
che un lampo non dice chi è che resta
o chi muore e non sa cosa succede.Tu cadevi in un fremito convulso
e con forza mi spingevano lontano.
* * *
quattro
sotto l’azzurro luminoso e alto
dell’ambulanza che fende aria e vie,
che spinge avanti cancelli e case
fin dove il fiato si spezza, rovina
solo a pensarci vicini e nostri.
Altri come noi respirano l’assenza;
come te: morti e vivi dentro un corpo.
* * *
tre
mentre la suora che va e poi ritorna
implora di dormire e non stancarsi,
ripete con parole che non dice
che la pena è un passo da levare
incontro ad un luogo senza nome,
qui, tra letti e foglie, oltre i vetri.Sorride, sorride e serra gli occhi…
* * *
Napoli, 28 febbraio 1960
Sono molto contento che in questo periodo stai meglio.
Non puoi immaginare quanto mi abbia fatto piacere questa notizia.
Mi dici anche che sei aumentata di due chili e mezzo.
Il consiglio che ti do è di seguitare la cura, se il dottore dice che ce n’è bisogno.
…
Desidero riabbracciarti al più presto.
* * *
due
mia madre col fratello dentro un’ombra
a segnare una dimora che si scorda,
che si scorge, si perde e che lascia
la memoria in pegno alla paura
nell’istante trafitto dalla quiete.
di città e distanze ricordavo.
* * *
uno
il silenzio senza pace delle frasi
e la porta di casa che si apre,
che congeda nel rumore ogni parola
e che stringe ciò che vive in una mano.
un giorno, forse adesso o chissà
se a scrutarci saranno volti nuovi.
* * *
uno
la mano destra richiusa su se stessa
e la voce che faceva suoni strani.
il verde del giardino più vicino
e mia nonna che rideva senza senso
nel vederlo seduto sulla sedia
aggrappato alla sua felicità.
* * *
due
(il figlio che insegna al padre a leggere e scrivere)
legge a voce alta e senza ritmo,
scrive con le dita che gli tremano
frasi che dell’essere raccontano
il muoversi in noi come la sabbia
di mattini, di nuovo tempo che verrà.
un po’ padre, un po’ madre ero anch’io.
* * *
Napoli, 29 settembre 1960
torno di nuovo a te per rispondere alla tua ultima lettera e per darti mie notizie.
…
Io sto sempre meglio, mangio molto e non sento più alcun fastidio.
Ancora mi seguitano le cure.
Credo ancora per poco, però, perché a me sembra di essere ormai guarito.
…
L’ospedale si trova in uno dei punti più alti e più belli di Napoli.
Da quassù, dal Vomero, si vede tutta la città.
…
* * *
tre
torna e va, mi guarda dritto in faccia,
si scuote con il capo e con il corpo,
mi parla di quando era bambino,
di quando sugli alberi saliva
per rubare le uova degli uccelli,
per lanciarsi in un balzo senza fiato
e restare nel silenzio della colpa.
* * *
quattro
parlando e camminando con fatica
lungo il lembo che ondeggia tra le età
e che non lascia certezze da salvare
se non quella che sussurra che sei vivo…
Che sei vivo per scoprire che la fine
ha l’odore duro e denso dell’inizio:
l’odore che ti porti sulla pelle.
* * *
cinque
percorre in lungo e in largo la corsia,
sosta sull’orlo bianco del lenzuolo,
bagna volti, corpi ed altrui tracce,
la notte che si scioglie nel risveglio
e la luna che scolora contro il cielo.
l’ultima foto bella di mio figlio.
* * *
Senza data.
Sulla cartolina: la foto in bianco e nero del Tevere a Roma.
* * *
sei
Mi sveglio dal vociare nella pace.
L’ora del ricordo mi ha lasciato.
* * *
sette
Erano le dieci di sera quando ci dissero che se n’era andato.
Ordinatamente, ci disponemmo tutti intorno al suo letto; a parlare, come a parlare con lui.
* * *
otto
(i morti sui campanelli delle case)
parole randagie che sono dei nomi,
folle a seguire che sono derive
e nulla che parli del dire che cade.
Ora li sfioro col dito e con gli occhi
quei segni che sanno di noi che giungiamo,
quei nomi tra i quali c’è anche mio padre
che vive appartato nel soffio di sé.
* * *
Napoli, 29 novembre 1960
Credevo di essere a casa in questa settimana; invece, non c’è niente da fare.
È tutto stato rimandato ai primi della prossima.
Ormai, però, è deciso.
…
Sapessi quanto sono lunghi questi giorni.
Non passano mai.
…
Mi ha fatto un bell’effetto, sai, vedere il mio paese in televisione…
Vedere gente che conosco.
* * *
negli occhi guardarmi.
Guardo mio padre ascoltarmi,
negli occhi guardarmi.
I brani in corsivo sono frammenti di lettere scritte da mio padre a mia madre. Ringrazio mia madre per avermi fatto conoscere quei suoi momenti intimi del passato. Ringrazio anche Adelelmo Ruggieri per avermi spronato a scrivere di mio padre. La piccola spiaggia de I sassi neri è situata sulla riviera del Conero, a nord di Sirolo.