Non sono mai stato uno di quelli che si preoccupano della cosiddetta felicità. Felicità è uno strano concetto. È qualcosa per cui io non sono proprio fatto. Non è mai stato un mio traguardo; io non penso in questi termini. Sembra sia lo scopo della vita di molte persone, ma io non ho scopi nella vita.
Credo di cercare qualcos’altro. Dare alla mia esistenza una qualche sorta di significato. È una risposta molto semplificata, lo so, ma che io sia felice o no non conta molto.
Mi è sempre piaciuto molto il mio lavoro. Forse piacere non è la parola giusta: l’ho sempre amato.
Significa molto per me godere del privilegio di fare questo mestiere, benché io abbia lottato per girare i miei film esattamente come desideravo e renderli tanto prossimi alla visione che stavo cercando.
All’età di quattordici anni, una volta compreso che per me il cinema era un necessità morale, non ho davvero avuto altra scelta che portare avanti i miei progetti.
Non mi annoio mai. Questa parola non esiste nel mio vocabolario. Pare che io spaventi e stupisca mia moglie essendo capace di rimanere a fissare ciò che si trova fuori dalla finestra talvolta per giorni, persino quando non accade nulla di speciale. Posso sembrare catatonico, ma non lo sono dentro. Ci sono tempeste che ruggiscono dentro. Penso fosse Wittgenstein che parlava dell’essere all’interno di una casa e vedere all’esterno una figura che si dibatte in modo strano
Da dentro non puoi capire quali bufere stiano imperversando lì fuori, e così trovi la cosa divertente.
Ogni mattina appena sveglio sento una specie di mancanza.
“Ancora! Perché non ho sognato?”. Mi sento come quelli che non mangiano o dormono abbastanza, che sono sempre affamati o stanchi, e questa può esser una delle ragioni per cui faccio film. Forse voglio creare per lo schermo quelle immagini che sono così manifestamente assenti dalla mia testa durante
la notte. Comunque , io fantastico continuamente.
È mia sincera convinzione che le immagini nei miei film siano anche le vostre. In qualche modo, nelle profondità del vostro subconscio, le ritroverete mentre si celano inattive, come fossero amici che dormono. Vedere le immagini del film le risveglia, come se vi stessi presentando un fratello che non avete mai realmente conosciuto. Questa è la ragione per cui tante persone ovunque si sentono in collegamento coi miei film. La sola differenza tra voi e me è che io sono capace di esprimere con una qualche chiarezza queste immagini mai pronunciate e mai rivelate, i nostri sogni collettivi, comuni.
Ho sempre sentito che, fino ad un certo punto, il cinema dovrebbe incoraggiare ciascuno a prendere sul serio i propri sogni e ad avere la forza di fare davvero ciò che desidera, anche se talvolta si può fallire. In Burden of dreams, il fil
m c he Les Blank ha girato sul set di Fitzcarraldo, racconto la storia del mio ritorno in Germania, quando le cose non andavano molto bene mentre giravamo, nel tentativo di non perdere tutti gli investitori del film. Tutti allora mi domandarono se ero intenzionato a continuare col mio progetto. “Ne hai davvero la forza e la volontà?”. Li guardai e risposi, “Come potete farmi questa domanda?” “Se abbandonassi questo progetto sarei un uomo senza sogni”. E andai avanti, a dispetto di queste resistenze, terminando il film.
Se qualcuno guarda Fitzcarraldo e trova il coraggio di portare avanti i propri progetti, allora il film ha davvero raggiunto il suo scopo.
Se una persona su trecento esce dal cinema dopo aver visto uno dei miei film non sentendosi più sola, allora ho ottenuto tutto quello che mi ero proposto girandolo.
Brani liberamente tratti e adattati da Herzog on Herzog, Faber and Faber 2002