Con Divagazioni stanziali (13 euro) del campano Enrico De Vivo e Nessuno ti può costringere (19,80 euro) della fiorentina Francesca Andreini si inaugura la collana “Questo è quel mondo” diretta dallo stesso De Vivo per la casa editrice veronese QuiEdit. Ci sono diverse ragioni per festeggiare questi due volumi e questa nuova collana, che sembra proseguire (almeno così succede con i primi due volumi) l’esperienza del sito letterario “Zibaldoni e altre meraviglie” che ha saputo catturare numerosi lettori nel web: evidentemente, editoria cartacea ed elettronica non sono alternative in opposizione, come tanti sostengono, ma possono proseguire di concerto, allearsi in un progetto comune.
Ma un altro aspetto che mi piace sottolineare è che il titolo della collana viene da Leopardi, una cui dichiarazione è ripresa su entrambi i frontespizi dei volumi: si tratta di un pensiero giovanile (ma mai abbandonato) nel quale il Recanatese, rispondendo ai Romantici, insiste sulla necessità di liberare l’immaginazione dai limiti dell’intelletto. Con questo richiamo a Leopardi non mi sembra che De Vivo abbia inteso appellarsi a un Nume del passato (cioè a un feticcio) o a un sostenitore dell’irrazionalità (cioè a un germe dannoso); risalire al grande poeta e al suo discorso sulla immaginazione significa pensare alla Lettera tura come a una attività energetica, a una ginnastica: l’immaginazione muove il corpo e ci fa entrare in un mondo diverso, più forte più brillante più vivido. Quel mondo è qui, proprio come accade nel celebre idillio dedicato aL’Infinito.
Queste premesse potrebbero sembrare un discorso astratto, se non fosse che i due libri appena apparsi condividono una vocazione al primato della immaginazione. È quel che accade nel bizzarro romanzo storico-picaresco di Andreini, dove insieme al protagonista, il ragazzo Gino, possiamo gettare uno sguardo nuovo (straniato, si diceva fino a qualche anno fa, e si diceva forse bene) sul secolo trascorso. Vi contribuiscono le improvvise accensioni vernacolari fiorentine, ma soprattutto il punto di vista, che mette a fuoco in maniera imprevista momenti e paesaggi che oscillano tra città e campagna, cultura e natura. Giustamente, Marianne Schneider nella sua presentazione assimila Gino a Pinocchio, ma di diverso diremmo che, se qui manca la sorpresa dell’innaturale e dell’antinaturale (che è la straordinaria forza del libro di Collodi), vi è però una presenza costante dell’oralità che ci riporta in un magma di appartenenza primaria, in un mondo lontano che pure un tempo è stato (“questo è quel mondo”?).
L’altro libro, Divagazioni stanziali, abbraccia questa alterità sin dall’antitesi del titolo. Divagare restando fermi è infatti la grande insegna della letteratura umoristica. Il lettore si lanci, in questi giorni caldi d’estate, alla ricerca sulle bancarelle di un volumetto prezioso che Guida pubblicò alcuni anni fa, Viaggio intorno alla mia stanza di Xavier de Maistre: vi troverà un archetipo di questo discorso. Ma il lettore, intanto, si affretti anche a ricaricare la sua carta di credito prepagata e a ordinare dall’editore il bel libro di De Vivo, perché vi troverà un modo diverso di raccontare il suo mondo abituale.
Gragnano, Mugnano, Scampia, Castellammare… È infatti in questi piccoli e medi centri campani che sono ambientati i brevi racconti, o “divagazioni”: realtà urbane che non formano il facile inferno del clichè napoletano di questi ultimi anni. L’autore ha un’altra vocazione: non sembra che gli interessi il demonio, ma semmai il daimon, lo spirito reattivo dei singoli individui, che è sempre idiosincratico, singolare. Ecco, presentando forme singolari di esistenza (anche quando parla di Scampia), De Vivo propone un percorso universale e inusuale per entrare nel dominio del consueto. “Questo è quel mondo” significa non soltanto che qui c’è quell’altro mondo che è frutto dell’immaginazione, ma che questo nostro mondo abituale diventa “un altro mondo” quando lo guardiamo con gli occhi nuovi di uno diverso da noi. Soltanto se ci straluniamo, se così si può dire, possiamo imparare qualcosa su quanto ci circonda ogni giorno. La letteratura è fatta per questo: ed è per questo che, come sosteneva Gilles Deleuze, la letteratura è una impresa di salute.
Questo, insomma, solo questo è quel mondo.
Pubblicato sul CORRIERE DELLA SERA (in CORRIERE DEL MEZZOGIORNO) del 13 agosto 2009.