Mortali, destatevi. Non siete ancora liberi dalla vita”
Giacomo Leopardi, “Cantico del gallo silvestre”
Il 22 dicembre 2012 – tra un anno esatto – Zibaldoni e altre meraviglie compirà dieci anni. Nel dicembre 2002 pubblicavamo il primo editoriale. Il cosiddetto web letterario, rispetto ai tempi in cui vi approdavamo noi, è profondamente mutato. Nei primi anni del XXI secolo era un luogo aperto e sconfinato, una potenza pressoché assoluta, improvvisato e sbandato, ma ricolmo di promesse e avventure, terra di conquista per chi aveva delle idee, ma non aveva tanti soldi. Ricordo che acquistammo per qualche centinaio di euro i servizi per metter su il sito da un webmaster napoletano, che ci disegnò e organizzò Zibaldoni con la cornice e l’impostazione che ha ancora oggi. Poi un amico esperto di informatica gestiva il tutto per cinquanta euro al mese, inserendo manualmente testi e immagini con una maestria che si inventava da solo, anche perché in queste cose non c’erano ancora tanti maestri. Avevamo fatto una scelta di semplicità: volevamo che i contenuti del sito risultassero leggibili anche per chi avesse un pc poco potente o con poche applicazioni, mentre già internet era invasa dai primi programmi con immagini mobili, “in flash”, come si diceva allora.
Oggi il web letterario è un’altra cosa. Non solo è tecnologicamente evoluto, sovraffollato e sempre più socializzato, ma quasi tutto specialistico – oltre che perfettamente controllato e prevedibile. Vi dilaga il professionismo letterario e universitarizzato (assente ai tempi pioneristici), e vi manca l’aria a causa dell’invasione del marketing del leggere e dello scrivere ispirato al Design dell’Attualità. Non è un caso che l’ultimo movimento letterario italico attivo nel web sia un movimento di professionisti e talent scout più o meno già affermati e inseriti in case editrici, università, etc., che hanno da dire e rivendicare soprattutto una maggiore visibilità e un posto fisso, essendo per la maggior parte precari.
Quando Zibaldoni e altre meraviglie è nato, era tutto il contrario di un’associazione di professionisti precari. Era un’associazione di precari, sì, ma di precari dello spirito (per dirla con una parola fuori moda). Era qualcosa di assolutamente volatile e transeunte, che profumava di fantasia e di azzardo, animato dall’incoscienza e dall’errore, dalla curiosità per l’Ignoto e dalla passione per il Nuovo. Alla mensa di Zibaldoni accorrevano personaggi tanto variegati quanto instabili e imprevedibili. L’impensato era la sua filosofia e la sua lanterna. Se dovessi scegliere un’immagine per dire che cosa è stato Zibaldoni in questi dieci anni, parlerei di una zona franca condivisa, perché quelli che vi intervenivano spesso dismettevano i loro panni ufficiali di accademici, tecnici, specialisti, per cercare un accordo su qualcosa che si trovava al di là di qualsiasi funzioneo rivendicazione sociale, ma che andava comunque fatto insieme, in comune, alla luce dei temi che ci ispiravano.
Inoltre, dieci anni fa c’era una grandissima curiosità per la sperimentazione in internet della forma della rivista letteraria, e questo, non solo in Zibaldoni, ma anche in altre analoghe esperienze, contribuiva a creare un clima aperto e di confronto gratuito (non professionalizzato) intorno a svariate questioni poetiche, letterarie e socio-politiche. Di conseguenza, il lettore, forse perché poco intimidito da un siffatto clima fluido, riusciva a orientarsi senza troppi sforzi nel mare magnum della rete. Ma provi oggi, questo stesso lettore, a seguire anche soltanto uno delle centinaia di lit-blog o riviste che circolano nella galassia del web. È praticamente impossibile. La quantità e la velocità delle pubblicazioni è asfissiante, inafferrabile. E, come in un supermarket, quello che conta è vendere un prodotto, avere dei clienti, guidare all’acquisto (di libri & affini) per mezzo della quantità e dello stordimento bulimico e pubblicitario.
L’ingresso nel web del professionismo letterario ha messo pesanti sigilli a porte e finestre che dieci anni fa erano ancora sbattute da un vento selvaggio e meraviglioso. E poi i siti delle scuole di scrittura, degli Autori, dei Sindacati degli Scrittori, delle case editrici, delle agenzie letterarie… Sembra proprio che la Scrittura l’abbia avuta vinta. Fino a non molti anni fa era difficile che nel web qualcosa di Scritto avesse il sopravvento: c’erano delle parole che giravano, ed era arduo per chiunque fermarle e appropriarsene, impacchettarle e farne degli Ottimi Prodotti. Abbiamo vissuto dieci anno in mezzo a questo turbinio dialogante, e abbiamo imparato molte cose. Adesso l’aria si è fatta stagnante, pesante, ed è forte la sensazione che ormai la letteratura alligni (se ancora alligna…) da tutt’altre parti che nel web attuale professionalizzato, sindacalizzato e markettizzato. Bisogna dunque spostarsi, svariare, cercare altre strade.
È anche per questo che Zibaldoni e altre meraviglie si prende un intero anno per festeggiare il suo decennale: perché nelle feste circola aria pura e libera, e si può riflettere meglio, rilassati, per immaginare altre strade, per trovare soluzioni diverse da quelle imposte dall’ansiogeno mercato globale. Dedicheremo tutto il 2012, a partire da gennaio, alla pubblicazione di una sorta di Antologia Amarcord di scritti e inediti degli amici di Zibaldoni e altre meraviglie, citando di volta in volta gli autori e rimandando contestualmente agli altri loro contributi pubblicati all’interno della rivista nel corso di questi anni. Non per mettere in evidenza le individualità, ma per mostrare come si sono intrecciate, come i discorsi si sono incontrati, come son venuti fuori i temi che abbiamo trattato. Siamo sicuri, infatti, che grazie alle parole dei nostri amici potremo ritrovare il bandolo della matassa e andare ancora lontano, oltre il nostro e l’altrui appassire. Soltanto così, forse, allo scoccare del 22 dicembre 2012, al compimento del decimo anno di vita di Zibaldoni e altre meraviglie, un nuovo mondo, illuminato da nuove idee, sarà visibile o almeno ipotizzabile, e noi potremo continuare a destarci. Non ancora liberi dalla vita, certo, ma ancora sognanti.