Scimmia
Cosa aveva da ridire poi la scimmia! Ché – stanca, – era stanca di grattarsi sempre – e in più senza coscienza! No! – non era vero – che qualcosa era cambiato col tempo – No, stava ancora lì, al di qua delle grate, al di là del niente, e il freddo le era dentro e durava anche più dell’inverno … Imbrogliata, sì, si sentiva – imbrogliata da Darwin e dal fato, dal cugino delle origini … e dalla sua scienza, con la bella favola della catena genealogica … Ora solo ho capito … – si diceva – ora mi è tutto più chiaro: ai geni la chiave della conoscenza, e a me hanno lasciato la catena…
Intanto la luna era al suo ultimo spicchio. La scimmia, allora, fissandone lo specchio: – Se avessi un’altra faccia… pensava – riderei o riderebbe?
Lumaca
…e dopo tanto andare per arbusti, pietre, mota ed edera … felci, muschi e licheni … dopo tanta fatica, uscita dal labirinto della selva, – Finalmente! – la pianura asfaltata: una strada liscia e senza impedimenti. – Il peggio deve essere passato! – pensava la lumaca, – La via che ho davanti è diritta e aperta … e libera. – E mentre cercava di orientarsi, vide la scia diun’altra lumaca, e si mise sui suoi passi … La cercò per ore, giorni e mesi … anni. Le parve di percorrere un giro intero, estenuante, ma – nemmeno l’ombra di un essere vivente! E neanche la bava, ora, come la strada, sembrava avere più un inizio e una fine…
In lontananza vide un essere nell’entropia… oscillava, diveniva sempre più reale, ma quando le fu vicina, volò via … – Aspetta, dove vai? – le urlò la lumaca … – Andare? … io? – rispose la voce – Ma questo è il tuo cammino … non il mio! Di qui non uscirai viva!
Rinoceronte
– Ma guardati! Non vedi come sei ridicolo, ottuso, ignorante? – disse la piccola bufaga all’orecchio del rinoceronte. – Mi fai quasi pena (e non ti offendere, sai!)… Grande e grosso, eppure languido e fragile … Guardati, come sei ridotto! Tu, che solo a vederti incuti paura, così bardato, manco dovessi partire, che ne so?, per uno scontro armato… (Ma se altri sapessero, se ti conoscessero, beh, saresti bello che spacciato!). Allora il rinoceronte sollevò appena la bocca dal fogliame, fece per scrollare i pensieri dal capo e: – Ah, – disse – come si fa? Queste foglie sono delicate e belle a vedersi… ma talmente amare, che persino il mio stomaco non può più sopportarle! –
E dopo un piccolo sbuffo aggiunse: – Vedi, cara la mia bufaga, a volte è meglio fingere di capire e restare lontani, che essere tanto vicini… da farsi male!
Gallina
– Resta ovaiola! – mi diceva mia madre – … ricordati di quella sciagurata di tua sorella che decise per la pubblicità, scelse la fama e… dopo la vanità, un’anonima foto la ricorda sulla carta del pollo-arrosto! – Ora, da che mamma è morta, tutto è cambiato nel pollaio, e l’aia è chiusa e ormai il vecchio padrone non c’è più e il nuovo non mi chiama neanche per nome … Sono solo un codice alla filiera produttiva… un’etichetta con le piume, una piccola fabbrica d’uova! Non mi ricordo quante ne ho fatte finora, ma – da che ho memoria – un uovo covato, per me, è solo un pulcino mai nato…
Ma quante uova devo fare ancora perché la vita che dono si allontani per sempre dal vuoto che sono?