Amare coloro che sono così: quando entrano in una parte non sono delle persone, dei caratteri e dei soggetti, ma una popolazione discreta, una variazione atmosferica, una mediazione di tinta, una molecola impercettibile, una nebbia o una nuvola di gocce”
G. Deleuze“…comprimere pazzamente un piede sinistro nella scarpa destra”
L. Carroll
Giardino, serraglio e porto
è a Babilonia l’orto
tra terrazzamenti e borri
crescono carciofi e porri.
Ha seminato accorto
il vecchio ortolano l’orzo
in file ordinate e sull’orlo
e alberi da frutta, verzieri ed eliporto.
Un tordo solo solo
tra folate di vento e in volo
arrivò come se fosse orco
tra i prezzemoli, calandosi balordo.
All’ortolano viene pian piano
per tutto il dorso
il pelo irto dell’orso
e l’accenno di un ricorso.
Tra sé discorre e indugia
subito… orrore
dieci, cento, mille tordi in volo
assaltano l’orto e fan dolo.
Di Babilonia si ricorda
l’orto dove è passata l’orda
rimasto è solo un sorbo
e il gracchiar del corvo.
***
Sonnecchia la cagna
sotto la panchina
nel mentre taglia e cuce il merlo
l’erba gramigna.
Mamma capezzolo
titilla la bocca
del pupattolino.
Il parco è tutto carrozzelle
d’ombra e voci mielose di tiglio.
***
Voce roca di tronco
fru-fru di fruste
scricchiolii artritici
da vecchia goletta
che doppia Capo Horn.
Moti precessivi,
da sopra a sotto,
storto il pino scuote
ai refoli d’aprile pigne
rinsecchite.
***
Laggiù nella bruma
una navicella lentissima
un seme di zucca con tenebroso
astronauta Maya
e topolini di luci
va verso lontane Tremiti.
***
Una cernia pescata in un arnia,
è meglio di un topo pescato di frodo?
La foca che canta una lirica criptica
val quanto un’upupa con lingua di paprica?
Se l’orango fa il bonzo nel fango,
il sarago è saggio nel sugo del mango?
Se muggiscono stoici in branchi gli gnu,
le pecore urinano con il naso all’insù?
Dissertano al meglio con tutto l’ingegno,
gli esperti riuniti al fumoso convegno.