Sono salita sul treno con mio padre e mia madre. Ma ho pagato un biglietto solo perché loro sono morti e i morti non pagano. Per loro stare dovunque è gratis, perché non consumano. Infatti non parlano e non occupano spazio, cioè occupano tutto lo spazio. Il treno ad alta velocità accorcia le distanze, anche quelle del tempo. Saliamo e quando il treno parte loro guardano fuori e poi si sorridono perché il treno è una figura della loro memoria, anzi è uno dei luoghi dove la loro memoria è custodita. Adesso loro ne sono le creature, le tracce di treno memorabile. Io quando mi muovo, muovo loro. Il fatto è che con l’accelerazione progressiva dei treni la stessa cosa avviene sempre di più tra loro e i loro genitori e tra i loro genitori e i loro, eccetera. Insomma, entrando in treno, con un solo biglietto entra un esercito di avi, che certi neanche si conoscono tra di loro. E si dividono tra quelli che si ricordano del treno e quelli che non lo avevano conosciuto. Questo secondo tipo di avi forma una specie di gruppo di mutuo sostegno. Più si va indietro nel tempo, più grande è la meraviglia e la paura di fare una cosa mai fatta in vita. Per loro il treno è una figura dei loro sogni. Il treno è uno dei luoghi dove i loro sogni venivano custoditi. Anzi loro ne sono adesso le creature, le tracce di treno sognabile.
Ci muoviamo in gruppi eterogenei nei vagoni, ma quando a un certo punto mi connetto a Internet, si ricompattano. A quel punto diventano tutto sogno. Non c’è ricordo di questo attrezzo nuovo. Io sono la prima generazione che conserva la memoria del web. Mentre m’impiglio nel google, ho tutti gli occhi insieme che sognano di stare da un’altra parte. Quando poi accendo l’ipod, è tutto un ballare. Qualcuno non capisce quel tipo di musica, o da dove viene, ma poi si lascia andare, a vedere figli più vecchi di loro o nonni più giovani di loro che ballano. Non conta più il tipo di musica a quel punto, né il ricordo né il sogno, ma solo l’unisono delle gambe e della braccia. Il treno è pieno, ballano da tutte le parti e riempiono l’aria anche in alto. Un’inversione genealogica, una estroflessione genetica. Poi dico si scende e piano piano scendiamo, qualcuno lentamente qualcuno si precipita. Fanno un tale casino che devo scusarmi con gli estranei. Ma quelli anche si scusano con me, perché sono nella stessa situazione.