Perché mettere nel muso di un mammifero o nel becco di un uccello un pensiero umano? e perché fare di una zampa, di un’ala o di una pinna l’alter ego di un piede o di una mano? idee, fiabe, aneddoti e favole in forma di animale mi si raccolgono attorno come a un falò tribale per raccontare storie che non vogliono tramontare…
La falena
basta! sono stufa di questo frenetico girare intorno… ma cosa farò quando la luce sarà spenta? certo – la geometria insegna! – ogni punto del circolo che percorro è la tangente in fuga per un altro fuoco… ma poi, quanto durerà anche questo? e se non resterà acceso, ritroverò una nuova luce, un altro fuoco? e perché cosa poi, per il solito girarci intorno? finora non ho mai incontrato il buio. si dice sia uno spazio nudo e scomodo, un posto freddo e gelido… un deserto ignoto… ma non so! non voglio credere che la luce sia solo un breve sfarfallio nel buio… insomma la luce e il buio li vedrei piuttosto come complementi… un bacio tra due amanti! chissà che anche il buio non si accenda di passione! dài-dài, al buio comunque sarà bello! sarà come un punto fermo, ma certo, finalmente, e duraturo come il firmamento… oddio, che il buio sia lo spazio del futuro?
La rana
aspettami! arrivo! oggi di nuovo siederò sul letto del fiume: polvere celeste accarezza la riva… sciamare di stelle, odore verde del bosco, glabro dorso delle ninfee… ah, che sciocchezze! sono mica un poeta io… e la lingua non serve certo per scrivere poesie! altro è il suo intento… serve poco, è una questione di stomaco! ecco, vedi: devo solo fare un salto dal punto A al punto B e poi da questi a C… e poi, poi… e poi da C al punto D e così via, fino alla fine, fino all’ultima vibrante lettera dell’alfabeto dove sulla mia lingua potrò sentire una ZZZZZZeta delicata come un insetto, insinuante come una meta, ché questa fame tremenda si porti via…