(Ispirato a Yves Klein), il giornale da un solo giorno dà notizie che vengono viste da fuori della linearità temporale e continuità spaziale che i giornali ci fanno credere che esistano. Le osservazioni riportate qui invece sono viste da un essere escluso, ma ‘emancipato’, o ‘inemancipabile’, cioè femminile, quindi storicamente debole e percettivamente lontano. Ha occhi che osservano per un momento, perché vengono subito attratti da altre osservazioni, con la pluralità irriducibile a ogni narrativa. La notizia appartiene a una circostanza, che appare e scompare, anche se la circostanza sostiene un senso probabile, o improbabile, che comunque vale per il tempo dell’osservazione, solo per un giorno. Chi l’ha detto che ogni informazione mediatica sia ‘straordinaria’, come dice il carattere ingrandito dei titoli in prima pagina o sui websites? Non è iperbolico che ogni giorno succeda qualcosa di importante, che avrà conseguenze profonde il giorno dopo? Non è esagerato che ogni giorno ci sia qualcosa di sorprendente da registrare? Perché crediamo che ci sia una continuità narrativa che porti una storia-cronaca al suo epilogo? Le informazioni mediatiche sono tutte finte, ma tutte le informazioni sono mediatiche. Se ci mettiamo lontano, vediamo che oggi si chiude con stasera, senza prequel né sequel. Oggi ci siamo ancora, oppure siamo morti che discutono con morti (Luis Borges), in ogni caso, non facciamo parte di un sistema che ci dà senso, ma di molti sotto-sistemi che dobbiamo ri-arrangiare ogni mattina. Dalla distanza è tutto più piccolo e più breve, c’è uno spazio piccolo per osservare e c’è un tempo breve per giudicare. Le contingenze ci convinceranno che la necessità è ridondante. Un solo evento dove qualcosa viene perduto, qualcosa emerge, qualcosa sopravvive (ispirato a Louis Althusser); senza drammi, qualcosa è causa-effetto-causa (ispirato a Niklas Luhmann): intermittenza dello sguardo indifferente, a metà tra continuità e discontinuità tra le cose.