venne il vento, il primo freddo pungente. vagavo vuoto come foglie, gli alberi spogli tramavano il cielo. era un attimo e una stagione, ed ero niente… il sonno si spandeva nel sonno: scavava nel sonno, si radicava nel sonno… la bocca cavernosa di una tana mi richiamò con un lungo polifonico sbadiglio. entrai nel suo ventre, penombra istoriata di palpebre calanti. i miei occhi aprivano un sentiero sempre più stretto, per chiudervisi dentro. scendevo verso falde umide e i rumori erano sempre più remoti, profondi, subacquei. i bagliori languivano con segni di vulnerabili congedi. la penombra lasciò spazio alle tenebre. non volli voltarmi: ero nel vicolo cieco, nell’ultima stanza, nella mente torbida e senza senso: ormai mutavo sostanza… oscillavo. ricadevo fluido nel pozzo nero del silenzio.
L’orso
in: Minimanimalia •