Dalla prima guerra mondiale

Tre liriche del 1914 di Georg Trackl tradotte da Davide Racca.

di in: Politica poetica

Disegno di Davide Racca

DIE NACHT

 

Dich sing ich wilde Zerklüftung,

Im Nachtsturm

Aufgetümtes Gebirge;

Ihr grauen Türme

Überfließend von hӧllischen Fratzen,

Feurigem Getier,

Rauhen Farnen, Fichten,

Kristallnen Blumen.

Unendliche Qual,

Daß du Gott erjagtest

Sanfter Geist,

Aufseufzend im Wasserstuz,

In wogenden Fӧhren.

 

Golden lodern die Feuer

Der Vӧlker rings.

Über schwärzliche Klippen

Stürzt todestrunken

Die erglühende Windsbraut,

Die blaue Woge

Des Gletschers

Und es drӧhnt

Gewaltig die Glocke im Tal:

Flammen, Flüche

Und die dunklen

Spiele der Wollust,

Stürmt den Himmel

Ein versteinertes Haupt.

 

 

LA NOTTE

 

Canto te, dirupo selvaggio,

torreggiante montagna

nella tempesta della notte;

voi torri grigie

traboccanti di infernali ghigni,

di bestie di fuoco,

di ispide felci, abeti,

fiori di cristallo.

Infinito tormento

la tua caccia a Dio

mite spirito,

sospirante nella cascata,

nell’ondeggiante selva di pini.

 

Fiammeggiano dorati i fuochi

dei popoli intorno.

Su nere scogliere

cade, ubriaca di morte,

la sposa ardente del vento,

l’onda azzurra

del ghiacciaio

e  la campana

rimbomba potente nella valle:

fiamme, bestemmie

e i giochi oscuri

dell’ebbrezza,

assalta il cielo

una testa pietrificata.

 

*

 

IM OSTEN

 

Den wilden Orgeln des Wintersturms

Gleicht des Volkes finstrer Zorn,

Die purpurne Woge der Schlacht,

Entlaubter Sterne.

 

Mit zerbrochnen Brauen, silbernen Armen

Winkt sterbenden Soldaten die Nacht.

Im Schatten der herbstlichen Esche

Seufzen die Geister der Erschlagenen.

 

Dornige Wildnis umgürtet die Stadt.

Von blutenden Stufen jagt der Mond

Die erschrockenen Frauen.

Wilde Wӧlfe brachen durchs Tor.

 

 

NELL’EST

 

Simile ai selvaggi organi della tempesta

invernale è l’ira buia del popolo,

le onde porpora della battaglia,

di stelle spoglie.

 

Con cigli rotti, la notte con le braccia

argentee fa un cenno ai soldati morenti.

Nell’ombra del frassino autunnale

sospirano gli spiriti degli ammazzati.

 

Spinoso luogo selvaggio cinge la città.

Da gradini insanguinati la luna dà

la caccia alle donne spaventate.

Irruppero dalla porta lupi selvaggi.

 

*

 

GRODEK

 

Am Abend tӧnen die herbstlichen Wälder

Von tӧdlichen Waffen, die goldnen Ebenen

Und blauen Seen, darüber die Sonne

Düstrer hinrollt; umfängt die Nacht

Sterbende Krieger, die wilde Klage

Ihrer zerbrochenen Münder.

Doch stille sammelt im Weidengrund

Rotes Gewӧlk, darin ein zürnender Gott wohnt

Das vergoßne Blut sich, mondne Kühle;

Alle Straßen münden in schwarze Verwesung.

Unter goldnem Gezweig der Nacht und Sternen

Es schwankt der Schwester Schatten durch den schweigenden Hain,

Zu grüßen die Geister der Helden, die blutenden Häupter;

Und leise tӧnen im Rohr die dunkeln Flӧten des Herbstes.

O stolzere Trauer! ihr ehernen Altäre

Die heiße Flamme des Geistes nährt heute ein gewaltiger Schmerz,

Die ungebornen Enkel.

 

 

GRODEK

 

A sera risuonano di armi mortali

i boschi d’autunno, le pianure dorate

e azzurri laghi, il sole dall’alto

vi cala più oscuro; la notte avvolge

guerrieri morenti, i selvaggi lamenti

delle loro bocche spezzate.

Ma muta raccoglie nel fondo dei salici

rossa nuvolaglia, lì dimora un dio iroso

il sangue versato, freddo lunare;

tutte le strade portano a nera putrescenza.

Sotto rami dorati della notte e stelle

l’ombra della sorella oscilla nella tacita selva,

per salutare gli spettri degli eroi, le teste di sangue;

e piano risuonano tra le canne i flauti oscuri dell’autunno.

O lutto più altero! voi altari di bronzo

la cocente fiamma dello spirito nutre oggi un dolore più forte,

i nipoti non-nati.

 

[Traduzioni di Davide Racca]