Febbraio 2021. La pandemia imperversa da un anno e, tra prima, seconda e terza ondata, e varianti d’ogni provenienza, non dà cenno di regredire. Bill Gates profetizza che a metà del 2022 ne saremo fuori. Vedremo. Ma intanto, che cosa ci sta accadendo?
La mattina vado a scuola e vi trovo pochi alunni, che mi guardano straniti dai loro banchi distanziati. Abbiamo tutti i volti semicoperti dalle mascherine e, alla lunga, respiriamo a fatica. Altri studenti, da casa, seguono la lezione incollati al computer, e c’è sempre qualche problema di connessione. A sera guardo la TV: non si parla d’altro che dei numeri della pandemia, di zona gialla, arancione, rossa; numeri di contagiati, guariti, morti; numeri di vaccinati, prima dose, seconda dose; interviste quotidiane ai soliti scienziati. Si parla anche di soldi, tanti soldi, che arriveranno dall’Europa per far fronte alla pandemia e rilanciare l’economia; e di politica, che si occuperà di dividere i soldi e di spenderli. Beh, non c’è che dire: siamo in gamba, noi, a far tutto questo, a trovare subito il rimedio giusto. C’è un virus letale: ecco pronto in pochi mesi il vaccino. Il lockdown provoca i fallimenti delle imprese: ecco i ristori. Vaccini e soldi sono i protagonisti della narrazione presente. Domani saremo tutti immuni e potremo riprendere le nostre attività. Questa è la vulgata, e non c’è un mondo migliore a cui pensare, figuriamoci! È già tanto se usciremo sani da questa pandemia!
Mi vaccinerò, quando verrà il mio turno. Nel frattempo, vivo come gli altri, distanziato da tutti, un po’ di più rispetto a prima della pandemia, e quando sento parlare di soldi in TV, mi chiedo come faremo a ripagare i debiti che oggi l’Europa ci consente di contrarre, se già è così difficile estinguere quelli che abbiamo (c’è chi dice che ogni italiano, compresi i 400.000 nati del 2020, abbia sulle spalle una porzione di debito pubblico di 40.000 euro). Immagino il giorno in cui tutti saremo immuni, finalmente guariti. Quello sarà il giorno in cui il creditore busserà alla nostra porta e ci presenterà il conto. Se oggi un banchiere è capo del Governo, allora ci sarà un ufficiale giudiziario.
C’è stato un tempo in cui le pandemie mietevano milioni di vittime; poi, diventavano malattie endemiche e latenti o sparivano senza far troppo rumore, come erano venute. I sopravvissuti stavano meglio, guadagnavano di più, acquistavano uno spazio vitale maggiore. Questa pandemia, invece, annuncia un esito diverso. Grandi affari già sono in corso: mascherine, vaccini, altro materiale sanitario, ecc. Tutti soldi spesi bene, s’intende, compreso il grande affare del secolo, i soldi prestati. Prestati da chi? Da chi ce li ha, è ovvio! Prestati a chi? A chi non ce li ha, è ovvio! Va da sé che questi ultimi dovranno restituirli, con tanto di interesse. E siccome chi presta è ricco e chi fa debiti è povero, passata la pandemia, i ricchi saranno ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri. È giusto il ragionamento? I più poveri saranno più ricattabili e dovremo rassegnarci a vivere senza la fantasia così bella e consolatrice di immaginare un mondo migliore, come reietti, a distanza dai nostri simili; continueremo a portare sul viso la mascherina che ci renda irriconoscibili in quanto debitori insolventi. Che vergogna! Ma intanto riavremo la salute (non ci basta?), quella che avevamo prima della pandemia, la nostra nuda vita.