La solidarietà è l’unico sentimento che si può accendere o spegnere a piacimento.
Diversamente inabile: non sono un critico, bensì un «professore» di critica, ma per fortuna nessuno dei miei studenti è in grado di cogliere il pernicioso paradosso.
A volte è necessario ricominciare a vivere per non smettere di morire.
Il mio bilinguismo imperfetto è una sorta di impeccabile pareggio del bilancio, nel quale non si guadagna mai più di quel che si perde.
Sociabilità: spesso ho l’impressione che la maggior parte della gente condivida un segreto di cui tutti sono venuti a conoscenza.
Soltanto chi guarda in cagnesco il mondo può ripudiarne, a tratti, l’insano pondo.
Certi scrittori fumano per poter scrivere; io, più modestamente, scrivo per poter fumare.
L’autocensura è una forma d’usura, un debito inestinguibile contratto verso sé stessi, l’ammontare dei cui interessi porta, irreparabilmente, alla bancarotta intellettuale e alla rovina spirituale.
Aggiotaggio: quest’anno accademico mi sono seriamente ripromesso di non fare più marchette…
Non stupisce più di tanto che la «geometrica potenza» delle Brigate rosse abbia esercitato un’attrazione così irrefrenabile e funesta su un petrarchista come Enrico Fenzi.
Mi riesce più difficile, invece, immaginare al suo posto uno studioso di Dante.
C’è chi compra i libri per leggerli, e poi c’è chi li compra per erigere un vallo dietro al quale continuare a giocare con i fantasmi o i pupazzi di un altro tempo.
Clinamen: sono proprio come mi ha fatto la mia mamma all’incirca mezzo secolo fa – psicastenia compresa.
L’interminata provincia messicana ha generato, fra altre meraviglie, la nostalgica schiatta degli intellettuali mittel-tropicali.
La strada più essenziale del mondo si trova a Madrid e si chiama «calle del Desengaño» – via del Disinganno…