Diario 2023: domani è lo stesso giorno…
Io non scrivo baluginanti aforismi, come tutti – io decifro arcani borborigmi.
Il barista che mi serve gli spritz, in questo malinconico soggiorno padovano, ha il medesimo soprannome di mio padre; nomina sunt omina?
Berardinelli sul «Venerdì»
è come la Scala con il mago Zurlì.
Diritti umani: scarcerarne uno per torturarne cento.
Sono colmo di sintomi,
epperò privo di diagnosi;
che l’unica malattia
sia questa vita mia?
Perché ascoltare le notizie del proprio corpo, quando le buone nuove provengono solamente da quelli altrui?
La discrezione di un umile poliglotta nulla può di fronte al reboante multilinguismo degli accademici di ritorno.
Alla ricerca della collana bianca: il «commissario della poesia», esegeta del batti-batti, verseggia vigile sui suoi piedi piatti.
Il mio destino di scrittore
morirà di languore:
licenziato dalle stampe,
poiché inabile alle ristampe.
Sono un uomo di seconda mano, che ricicla il presente per inventarsi un passato.
Ho sempre tentato di lavorare il meno possibile – una volta raggiunto il fallimento, forse ci riuscirò per davvero!
Niente potrebbe rappresentare la filosofia spicciola della società messicana meglio di questa banalissima scena quotidiana, alla quale ho assistito stamattina: un autocarro con la freccia a sinistra che gira a destra.
Messico e ugole: una voce di donna; un grido d’aiuto; nessuna risposta…