Per qualche minuto il Bruco si limitò a dare boccate di fumo senza dire una parola, ma alla fine disincrociò le braccia, di nuovo si tolse di bocca il narghilè, e disse, “Dunque pensi di essere cambiata, giusto?”
“Ho paura che sia proprio così, signore,” disse Alice; “Non riesco a ricordare le cose che sapevo – né a passare dieci minuti senza cambiare dimensioni!”
“Quali cose non riesci a ricordare?”
“Dunque, ho provato a recitare l’Infinito, ma è venuto fuori tutto diverso!” rispose Alice mestamente.
“Recitami Quant’è bella giovinezza,” disse il Bruco.
Alice intrecciò le mani, e cominciò:-
“Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser vecchio, sia:
mai sen va decrepitezza.”
“Non s’addice a voi ottantenni
stare sempre a testa ingiù.”
“Il cervello, a voi ventenni,
par chissà che gran virtù,
ma io che so che non l’ho più
fo e rifò l’acrobazia.
Chi vuol esser vecchio, sia:
mai sen va decrepitezza.”
“Senti un po’: pesi un quintale,
hai ottant’anni, mica venti,
e ancor fai il salto mortale?”
“Membra ho agili e potenti
perché usai i migliori unguenti:
puoi acquistarli in drogheria.
Chi vuol esser vecchio, sia:
mai sen va decrepitezza.”
“Pur sdentato mangi un’oca,
mandi giù anche gli ossi e il becco:
come fai?” “Per tanta o poca
cosa, io feci un battibecco
con mia moglie: e assai forte, ecco,
resi la mascella mia.
Chi vuol esser vecchio, sia:
mai sen va decrepitezza.”
“Smorta è ormai la tua pupilla:
come riesci (e sei anche zoppo!)
sul naso viva un’anguilla
a tener dritta come un pioppo?”
“Uffa! Sai che parli troppo?
Sei una lagna: sciò, va’ via!
Chi vuol esser vecchio, sia:
mai sen va decrepitezza.”
“Non l’hai detta bene,” disse il Bruco.
“Non granché bene, temo,” disse Alice timidamente, “diverse parole si sono cambiate.”
“È tutta sbagliata da cima a fondo,” sentenziò il Bruco, e per qualche minuto ci fu silenzio.
Il primo a parlare fu il Bruco.
“Che dimensioni vorresti avere?” domandò.
“Oh, non che abbia chissà che pretese sulle dimensioni,” rispose Alice; “è solo che è seccante continuare a cambiarle tanto spesso, no?”
“No,” disse il Bruco.
Alice tacque: in tutta la sua vita non era mai stata contraddetta tante volte di fila, e sentiva che stava per perdere la calma.
“Ti trovi bene, così?” disse il Bruco.
“A dire la verità, signore, se permette vorrei essere un po’ più grande,” disse Alice: “Otto centimetri sono proprio una miseria di altezza.”
“Al contrario, è un’altezza di tutto rispetto!” ribatté il Bruco offeso, drizzandosi tutto impettito mentre parlava (era alto per l’appunto otto centimetri).
“Ma io non ci sono abituata!” provò a scusarsi la povera Alice con voce contrita. E dentro di sé pensava, “Se solo queste creature fossero un po’ meno permalose!”
“Ti ci abituerai col tempo,” disse il Bruco; poi si riattaccò al narghilè e ricominciò a fumare.
[Traduzione di Angelo Angera, dal capitolo V di Alice in Wonderland di Lewis Carroll.
Le illustrazioni sono di John Tenniel]