Dal libro dell’angelo

Presentiamo una scelta di poesie dall'ultimo libro di Alessandro Carrera, Beato chi scrive, appena pubblicato da Nottetempo: "Beato chi scrive e chi fa a meno delle spiegazioni. Perché la poesia non è scritta per gli esseri umani, che infatti non la leggono. Chi scrive poesie crede di parlare ai suoi simili ma in realtà scrive per gli angeli, che leggono tutto. Il modo di leggere degli angeli, però, non è quello degli uomini. Gli uomini hanno tempo. Poco, ma ne hanno. Gli angeli non hanno tempo.Hanno l’eternità, ma l’eternità non è il tempo. L’eternità è un solo istante che non passa mai. Nell’eternità, l’unica poesia che si può leggere è quella che si coglie con un solo colpo d’occhio. Non c’è tempo per girare le pagine, nell’eternità. Beato chi è letto dagli angeli, allora, tutto intero su una pagina da non girare mai e che viene ricomposta senza posa, mostrando in trasparenza tutto quello che vi è stato e vi sarà scritto".

Ti ho sentito

elogiare la pozzanghera.

L’universo, dicevi,

tutto si specchia

nel suo torbido innocente.

 

Avrei preferito

il contrario,

sentirti elogiare

l’universo,

dire che con tutti i suoi soli

e le tempeste

non è che una pozzanghera

neanche tanto fonda.

 

 

***

 

 

Ti dicono i versi

parlano ai versi

come la notte

parla alla notte

e il giorno parla al giorno.

 

Non crederci. I versi

fanno parlare la notte

fino a che il giorno

la vede inarcarsi,

arcobaleno nero,

da mattina

a mattina.

 

 

***

 

 

Ma se sogni,

allora sogna

che sopra la fragile tenda

delle palpebre

un altro regno giace aperto,

immenso,

bagnato di luce,

dove ogni sillaba

è letta altrimenti.

 

 

***

 

 

Affacciati, fa’ argine

con le tue poche dita

all’acqua del fiume di lassù,

assapora

l’invidia che ho per te

perché conosci il tempo

che io ignoro

e prega,

prega per me,

che per questa imperfezione,

questo minimo peccato d’ignoranza

sono condannato

a mai lasciare il paradiso.

 

 

***

 

 

Non dovrebbe importarmi

di giorni e di stagioni,

l’andare e venire di un sole

al guinzaglio delle eclissi.

 

Ma sempre leggo, sempre

leggo il tuo volto, sempre

il senso del tuo effimero

volere. E mai non passa

ciò che leggo,

mai non passa

l’emozione che l’amante

scruta in volto all’amato.

 

Il mio libro non si chiude,

la luce sulla pagina è senz’ombra,

il resto è notte

che ingoia le domande,

dove a me non si concede

di lasciare un segnalibro,

ma tu puoi.

 

 

***

 

 

Tu nato in una gloria strana,

le leggi del regno

e della polvere ti acquistano

la terra del riposo

alla fine del tuo lento

cadere da lassù.

 

Altro non c’è, sul fondo

del digrado,

che questa rovina

di sterpi spaccati e la strada

cosparsa di vetri.

 

Ma è qui, non nella gloria,

e con indosso

questi guanti

che affino il mio lavoro

e appresto il tuo.

 

Andiamo, Sansone tra colonne,

non le abbatti,

non vuoi venire al mondo?

 

 

[da Beato chi scrive di Alessandro Carrera, Nottetempo 2016]