Bellum Catilinae, cap. 1
Ad ogne uomo, che si sforza di superare i restanti esseri viventi, con tutti i mezzi possibili s’addice lo slancio di non attraversare in silenzio la vita come le greggi, che plasmò la natura prone e sottomesse al ventre. Ebbene, tutta la nostra forza è sita nella mente e nel corpo; della mente ci serviamo per comandare, del corpo piuttosto per obbedire; l’uno ci accomuna agli dèi, l’altro alle bestie. Quindi mi sembra più corretto inseguire la gloria con le risorse dell’ingegno che con quelle della forza fisica e, poiché la stessa vita di cui godiamo è breve, prolungare in summo grado il ricordo di noi. La gloria, infatti, della ricchezza e di una bella figura fragile fugge, luce eterna si fa la virtù.
(trad. Danilo Laccetti)
Omnis homines, qui sese student praestare ceteris animalibus, summa ope niti decet, ne vitam silentio transeant veluti pecora, quae natura prona atque ventri oboedientia finxit. Sed nostra omnis vis in animo et corpore sita est: animi imperio, corporis servitio magis utimur; alterum nobis cum dis, alterum cum beluis commune est. Quo mihi rectius videtur ingeni quam virium opibus gloriam quaerere et, quoniam vita ipsa, qua fruimur, brevis est, memoriam nostri quam maxume longam efficere. Nam divitiarum et formae gloria fluxa atque fragilis est, virtus clara aeternaque habetur.
* Ho inteso riprodurre nel testo, con formule corrispondenti in italiano, gli arcaismi utilizzati dall’autore, quali: omnis homines (ogne uomo), quam maxume (in summo grado).