BARICCO, ALESSANDRO, nom de plume di Baruch Rococò, apocrifo discendente di una celebre stirpe di maîtres à penser sabaudi, i Barocchetti. I suoi scagnozzi stilo-liberisti lo dicono il GRANDE. Ha elevato l’esprit de finesse a un livello superiore. I suoi romanzi non gli sopravviveranno, così come la funny school per narcimboldi che creò, ma conserveremo gelosamente in eterno la geniale esegesi dell’opera di Walter Benjamin: «È atroce il fatto che lui [Walter Benjamin] non abbia potuto conoscere la televisione, Elvis, l’Unione Sovietica, il registratore, il fast food, JFK, Hiroshima, il forno a microonde, l’aborto legalizzato, John Patrick McEnroe, le giacche di Armani, Spiderman, papa Giovanni e un sacco di altre cose. Ci pensate cosa avrebbe potuto farne, di un materiale del genere? Capace che ci spiegava tutto (sempre in modo un po’ mosso, questo è vero) con anni di anticipo. Lui era uno che nel 1963, per dire, avrebbe potuto profetizzare, senza neanche troppo sforzo, il reality show». Di una mediocrità iridescente così compiaciuta della propria cialtroneria il nostro mondo non può fare a meno.
CITATI, PIETRO, o CÍTATI PIETRO, o CÍTATI FRANZ o CÍTATI WOLFGANG, normalista di abnorme fortuna. Eroe eponimo di una civiltà invisibile costruita sulle spoglie di uomini eccellenti, si narra custodisca in un luogo a lui stesso sconosciuto la prima versione originale delle lettere di Abelardo ed Eloisa, dove il canonico Fulberto rivelerebbe il segreto della castrazione letteraria, assai più perniciosa di quella degli amanti, degli eunuchi e dei Farinelli. Seppur uomo di indomita integrità e sommelier dal fine boccato, cadde più di una volta nell’errore postmodernista di riciclare i suoi stessi testi scambiandoli per quelli di un altro. Fu perdonato. Tuttavia, secondo fonti attendibili, non ha mai smesso di strappare il frontespizio dalle opere della sua biblioteca. Solo per ragioni anagrafiche non ha scritto l’Odissea.
ECO, UMBERTO, grazie all’abilità del suo primo allenatore, «Il Mago di Tel Quel», vinse per KO uno degli ultimi match letterari del XX secolo (Palermo 1963). A differenza dei suoi compagni di scuderia, non cedette agli allori, continuò ad allenarsi e giunse a collezionare coppe e trofei nelle discipline più diverse: scherma, atletica (velocità, mezzo fondo, fondo), soprattutto, anche se non disdegnò la lotta libera, l’eresia e l’enigmistica. È oggetto di un culto ecumenico. Beatificato in vita con il nome di San Pietro l’Enciclopedista, ci affrancò da tutti i sensi di colpa e ci insegnò a godere della nostra vocazione più esclusiva: lo sport estremo del quiz. Qualche maldicente, durante una pausa masturbatoria, sostenne che tutte le sue opere non sono che «l’interminabile prolusione accademica di un romanziere afflitto da eiaculazione precoce». I suoi epigoni, giovani podisti tra i cinquanta e i sessanta, sono di solito privi del suo senso dell’umorismo e della sua politesse. Poco prima di lasciare questo mondo, il memorioso di Alessandria, intenerito dalla profonda ignoranza delle piccole vedette bolognesi, consegnò loro il suo testamento morale: imparate a memoria la Vispa Teresa.