Cari amici,
circa tre anni fa avevo scritto e mandato ad alcuni di voi un mio breve intervento sull’arresto di Mimmo Lucano, allora sindaco di Riace. Oggi, dopo la sua condanna, l’ho ripescato nel mio computer, e ve lo rimando. Avrei da aggiungere solo una cosa: l’arresto di Lucano ieri era la distruzione di un modello, la sua condanna oggi a più di 13 anni è come spargerci su del sale. È come se la voce del giudice, e di quanti in cuor loro stanno con lui, silenziosi oggi ma attivi in passato come lo saranno in futuro, gridassero: che nessuno ci provi più! Che nessuno si occupi più di questi migranti! Che non trovino più in nessun posto un villaggio che sia loro, una loro casa, un loro focolare. Se proprio arrivano tra di noi, che vadano dispersi per il mondo!
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3 Ottobre 2018 (ma anche 1 Ottobre 2021!)
Se da casa mia a Riace non ci fossero più di 1000 chilometri, e se il sindaco Domenico Lucano non fosse agli arresti domiciliari, mi piacerebbe andare a trovarlo per stringergli la mano. Il sindaco Lucano è un uomo buono e grande, che offrendo stabile ospitalità a immigrati africani nel suo paese semi-abbandonato e aiutandoli a viverci civilmente assieme con i pochi rimasti, ha fatto qualcosa per l’Italia. Ha favorito l’immigrazione clandestina, lo accusa il giudice di Locri, approvato dal Ministro Salvini. Sì, ma ha anche e soprattutto favorito la rinascita di un paese che stava morendo, e ha favorito l’insediamento e la formazione sotto l’Aspromonte di futuri nostri concittadini di origine africana (come del resto di origine africana siamo tutti noi, ora di “razza bianca”, ci insegnano gli antropologi). Un giorno, spero, saremo fieri di questi nostri vicini e li ammireremo, ricordando come i loro inizi siano stati difficili, al confronto di quelli di molti di noi che non hanno dovuto attraversare pericolosamente il mare per trovare un casa, un vestito e un piatto di minestra.
Io vedo dietro la bella immagine del sindaco Domenico Lucano, con il suo grosso viso ridente, la austera figura di Danilo Dolci, arrestato in Sicilia nel 1956 per avere commesso il reato di costruire una strada assieme a dei contadini disoccupati. Vedo il viso del Mahatma Gandhi e di tanti altri maestri di umanità (forse anche Socrate, Gesù Cristo, se i nomi non vi sembrano troppo grandi). Anche di loro si diceva che avevano violato la legge. Avevano violato la legge vecchia perché ne nascesse una nuova, migliore. Qualche volta è necessario. Per questo vorrei stringere la mano al sindaco Lucano, che ha violato le leggi per far nascere, per quello che poteva, un frammento di un mondo più degno e giusto.
Lorenzo Renzi ha insegnato Filologia romanza all’Università di Padova. Tra i suoi libri ricordiamo «Come leggere la poesia» (1997), «Proust e Vermeer. Apologia dell’imprecisione» (1999), «Le conseguenze di un bacio. L’episodio di Francesca nella “Commedia” di Dante» (2007), «Come cambia la lingua. Italiano in movimento» (2012), la «Grande grammatica italiana di consultazione» (curato con G. Salvi e A. Cardinaletti, 3 voll., II ed. 2001) e la «Grammatica dell’italiano antico» (curato con G. Salvi, 2010), tutti usciti per il Mulino.