Circa 10 anni fa, entrai in un pub di Enna, dove vivevo. Alle pareti che racchiudevano gli spazi dove la gente passava le proprie serate vi erano delle enormi riproduzioni di stampe con disegni e schizzi che catturarono immediatamente la mia immaginazione. L’esperienza mi colpì a tal punto che ancora oggi ricordo la scena. La luce, i brusii, i rumori dei bicchieri ma soprattutto quei disegni, il gesto di quella mano, i colori, comunicavano in maniera forte una presenza che si traduceva in luoghi, luoghi di città, che stavano fuori da quei disegni, fuori da quelle mura.
Svegliatomi da quell’istante, chiesi al proprietario di chi fossero quei disegni e lui mi rispose che erano di un famoso architetto di nome Aldo Rossi.
Soddisfatta la curiosità del momento, continuai la serata con i miei amici. La cosa finì lì. In quel periodo i miei interessi erano rivolti alla musica, per cui nessuna ricerca vi fece seguito.
Nessuna ricerca per modo di dire! Infatti, qualche anno dopo, decisi di iscrivermi alla Facoltà di Architettura a Torino. Trasferitomi da Enna, iniziai a frequentare il primo anno accademico, durante il quale non sentivo parlare molto di Aldo Rossi. Ogni tanto incontravo degli studenti di Cuneo, discutendo con i quali saltava fuori il nome di Aldo Rossi, ma tutto lì.
Passato il primo anno, abbastanza velocemente, ricordi frizzanti, stimoli ed esperienze si erano impadroniti di me. Avevo avuto anche il piacere di fare amicizia con altri studenti, con i quali trascorrevo gran parte del mio tempo sia all’università sia nel tempo libero. Essi sono stati per i primi tre anni il porto di scambio tra la cultura del ‘mio’ sud e la cultura del ‘loro’ nord, soprattutto confrontandoci sui nostri gusti musicali.
Un giorno acquistai un cd dei CCCP. Sul retro c’era una fotografia accompagnata da una frase: “Dedicato a Luigi Ghirri, Paola e Adele”. La foto mi diede un input che però ancora una volta rimase lì, lasciando spazio alla musica di quell’album che accompagnava le mie giornate quasi diventando una colonna sonora.
A distanza di poco tempo, all’inizio del terzo anno accademico, il docente del Corso di Progettazione Architettonica, descrivendoci gli argomenti e le modalità dì come avrebbe svolto il laboratorio, diede un testo da leggere: “Autobiografia scientifica” di Aldo Rossi.
Arrivati a questo punto, si svela da sé che stavo facendo la mia prima conoscenza ufficiale con l’architetto che fino a quel momento era rimasto ‘incognito’ nel mio percorso.
Ma la foto della copertina?
È di Luigi Ghirri che come alcuni sapranno, ha fotografato le opere di Aldo Rossi. Da allora, non ho più smesso di studiare questi due personaggi che fino a quel momento pareva mi avessero seguito nei miei spostamenti.
È qui che si chiude il cerchio che si era aperto con l’esperienza di cui parlavo all’inizio di questo testo. Ma, ancora, si era davvero chiuso il cerchio? O non stavo piuttosto facendo l’esperienza che il poeta greco Ghiannis Ritsos, ci comunica con questi versi:
“Quanto dovrai chinarti / per trovare la tua radice,/ perché si chiuda il cerchio?/ Non si chiude/ Non è un cerchio./ È una spirale”