Scuola di calore /1

di in: Politica poetica

Hashish ed eunuchi

a Warda

 

Durante l’occupazione, conoscevo tutti i governanti francesi.

Non che scopare con i loro lacché mi sia servito a molto.

O meglio, sono sopravvissuta. Per miracolo, come una stella surriscaldata

allo zenit, o un virus: esplosioni veneree, diarree lattee

 

Fedeltà, onore: piatti arcipelaghi abbandonati su cui da mezzo

secolo si abbattono uragani dal nome di donna. Da quando

il generale McArthur, sul ponte della Elizabeth, in preda a una crisi di vomito,

intuì che la causa della guerra era sempre la stessa: Elena

 

Ora tutto questo, a parte il gioco degli scacchi dove la regina

muove e divora in ogni direzione, va sotto il nome di discriminazione

sessuale. Come negare, ad esempio, che l’hashish più puro – Sputnik,

Zero-zero, chocolate – sia prodotto dalle ghiandole femminili della resina?

 

Poi, però, se tra rottami e cellofán giungi in auto nella valle del Rif,

un agosto segnato da una crocetta tatuata sul braccio destro del tuo giovane

amico Youssouf, ti rendi conto che il Cinquantasei è dietro

l’angolo, un po’ come l’impero dei Saadi e la presa di Fèz

 

Certe volte penso che la condizione degli eunuchi in Cina

sia, alla vecchia ascetica che sono diventata, la sola consolazione.

Prendevano i migliori, i più dotati, i più sensibili, i più poveri.

Così milioni di bambini evirati con in mano il loro scroto rugoso

 

Mi guardano dai bordi della strada per Chefchaouen, mentre

colonne di estasi e fumo si alzano dai loro corpi mutilati. “Rien que chasteté!

Rien que chasteté!”, sbraitano rincorrendo l’auto da cui due dirham,

come minuscole teste d’imperatore, rotolano sull’asfalto

 

Puttane e molluschi

a Nora

 

Un po’ di carbonato di calcio, qualche pigmento

ed ecco il mio guscio di mollusco lontano dal mare

nel deserto dell’Atlante, allo stesso tempo autobiografia e arte,che rivela quanto

tempo ho vissuto, se in profondità o in superficie

 

Uno sconosciuto, un sonnambulo mi ha raccolto

nel mare di Essaouira. Prima di immergersi, la bruma

gli aveva invaso le orbite. Ma la vista conta poco in certi

ambienti, tra estroflessioni di bocche-proboscidi e prede-satellite

 

Io allora ero molto snella, dotata di spine, il mantello corrugato.

Poco evoluta. A forma di cono, direi. Sapevo difendermi. Ricordo

che ero in grado di emettere una tossina paralizzante di cui ancor oggi

non esiste un antidoto. Ero una graziosa puttana assassina

 

Mietere vite altrui, con gli anni, dà al tuo carapace la forma

di un cuore. Non è affatto paradossale. Le mie vittime, per quanto

si adoperassero a penetrarmi con le loro sporgenze appuntite,

grosse protuberanze o cannucce simbiotiche, non mi davano nutrimento

 

Riuscivano soltanto a solleticare le mie valve, il mio amore

per il fango, per il ricatto, per il sopruso che viene dai suburbi

più abissali. Succhiavo il loro plancton erotico. Così diventavano come me,

conchiglie, ma vuote, che si cementavano sul mio guscio di collezionista

 

Come sia finita in questo deserto, così lontano dai miei fondali,

arpionata dalle dita di un erede di Palinuro, è, credo, semplice da capire.

Io appartengo alla famiglia delle portatrici di stranieri, xenophora

“Mai sentirsi a casa propria”. Ecco la mia autobiografia e l’opera

 

“Queste poesie fanno parte della mia prossima raccolta Scuola di calore. Un po’ tutta la raccolta ha a che vedere con il sud della Spagna, con il Marocco, con terre povere e spesso oggetto di nuove colonizzazioni… La cosa che caratterizza tutta la raccolta è che le protagoniste sono sempre donne. Donne difficili e in difficoltà. Ripudiate, emarginate, senza scrupoli e sensibili… Non chiedermi perché. Non so rispondere. Ma forse basta leggere i giornali” (Massimo Rizzante – da un commento a un post di Nazione Indiana, dove qui e qui sono leggibili altre poesie da Scuola di calore – e qui su ZIBALDONI).

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