GP: “Questo è quel mondo”: un riferimento esplicito a Leopardi, certamente non casuale.
EDV: Nella celebre poesia di Leopardi queste parole servono a introdurre una domanda cruciale al centro della riflessione del poeta recanatese: dove è finito “quel mondo” che avevamo sognato quando ancora eravamo capaci di immaginare tutto? Il riferimento è al mondo degli eroi, ovvero della conoscenza fondata sulla fantasia, con una critica, indiretta ma chiara, all’attualità e alla storia, dalle quali è bandito e rimosso qualsiasi pensiero non controllato. Con questa collana, applicando l’intuizione leopardiana alla letteratura italiana odierna, l’intenzione è scoprire libri, storie, versi, studi che sappiano ancora portarci in territori non programmati a tavolino, che saltino a pie’ pari le angosce dell’attualità, non per obliarle, bensì per renderle più comprensibili alla luce delle intuizioni mitiche e fantastiche.
GP: Il titolo del primo libro mi pare un bell’ossimoro per esemplificare una tale intenzione.
EDV: Sì, “Divagazioni stanziali” è innanzitutto l’indicazione di un metodo di scrittura e di ricerca, che predilige lo scarto dalla norma più delle cosiddette regole poetiche e creative di cui sono infarcite le mode letterarie e i modi di scrivere dominanti. “Divagazioni stanziali” è un libro di racconti, riscritture, narrazioni orali, perfino versi occasionali – qualcosa di molto lontano dalla spirito “romanzesco”, come dice Gianni Celati , che ossessiona la letteratura occidentale moderna.
GP: Però l’altro libro che presentate all’interno della vostra collana è un romanzo…
EDV: È un romanzo molto poco romanzesco. “Nessuno ti può costringere” lo abbiamo pubblicato in “Zibaldoni e altre meraviglie”, in una prima versione a puntate, perché era organizzato come una serie di avventure, leggibili ognuna quasi autonomamente, senza un plot asfissiante e senza suspence esagerate. Anche se poi la novità più bella di questo libro diFrancesca Andreini è senz’altro la lingua in cui è scritto: una lingua affettiva e carezzevole, con in filigrana la parlata toscana che, come ha osservato Maria nne Schneider , funziona come una musica che invaghisce e continua nell’orecchio incantando il lettore.
GP: Come mai la scelta dell’editore QuiEdit di Verona?
EDV: Non è stata una mia scelta, ovviamente, ma una proposta che ho valutato subito con grande interesse, perché con i piccoli editori sono ancora possibili dei discorsi che vanno al di là della vendita delle copie e della rinomanza dello scrittore. A QuiEdit avevano seguito il nostro lavoro di questi anni con “Zibaldoni e altre meraviglie” e hanno pensato di portare il mood della rivista all’interno di una collana di libri. Una cosa straordinaria, nel panorama delle lettere italiane contemporanee, cioè prestare attenzione a un discorso letterario che si è sviluppato nel corso degli anni in maniera assolutamente autonoma da cricche e conventicole. Per me sarebbe stato pressoché impossibile proporre a un grande editore una collana come questa, perché per chi fa i conti solo con le copie vendute nel giro di pochi mesi, tu funzioni non per quello che hai in testa o che scrivi, ma solo se fai qualcosa che va bene per il cosiddetto “dio mercato”, che però, come tutte le figure patriarcali, è sempre alquanto borioso e pretenzioso, quindi da evitare il più possibile se si vuole stare in pace.
GP: Lei ha già fatto cenno alle ascendenze leopardiane del suo lavoro. Ho visto che nella prima pagina di ciascun volume è presente anche una citazione da Leopardi piuttosto significativa.
EDV: Leopardi è un faro, o, come dice Gianni Celati , un compagno di strada, del quale non riesco a fare a meno da almeno una ventina d’anni, la sua scrittura riesce a darmi suggerimenti e aiuti su tutto. Anche quella citazione dal “Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica”, che ho scelto come epigrafe della collana, mi è subito sembrata la cosa migliore per illustrare le nostre intenzioni: Leopardi parla di “sferrare” e “scarcerare” l’immaginazione, rendendola libera dal dominio dell’intelletto e, potremmo dire oggi, dalle razionalizzazioni incombenti perfino su romanzi e poesie. Un’immaginazione scarcerata e sferrata è un’immaginazione che io, con Vico, definirei ignorante, perché è un’immaginazione che sa muoversi con leggerezza, facendosi illuminare, non incendiare, dalla ragione.
GP: Avete già in programma altri libri?
EDV: Abbiamo tre progetti imminenti ai quali tengo molto. Il primo è una commedia di Gianni Celati , La recita del diluvio, un testo inedito del 1989 con una visione profetica sui disastri e le decadenze del mondo attuale. Un altro è un volume dedicato a Robert Walser, che riprende gliAtti di un convegno bolognese dedicato allo scrittore svizzero, con contributi inediti e originali di scrittori, traduttori e studiosi internazionali. Infine, entro quest’anno, dovremmo pubblicheremo un libro di racconti di Walter Nardon , Il ritardo, che propone una scrittura originalissima e concentrata, dai toni molto rarefatti. Poi ci saranno un altro mio libro di brevi saggi, ancora una raccolta di interviste a Gianni Celati , una ricerca di Stefania Conte su cinema e letteratura, e altri testi di autori che ruotano intorno alla nostra rivista, dei quali proporremo opere molto particolari e variegate – libri in versi, raccolte di racconti, epistolografie e autobiografie, etc.
GP: Celati, Walser… Presenterete dunque dei veri scrittori…
EDV: In effetti, vorremmo presentare quanti più scrittori… falsi è possibile. Uno scrittore falso, uno scrittore di sacrosante falsità, in mezzo a tutti questi colatori d’oro fino e calibrate verità, darebbe un poco d’aria al mondo in cui viviamo, fondato sui dogmi quotidiani delle gazzette, come direbbe un Leopardi postmoderno. Oggi il valore del falso, ossia della finzione e della fantasia, è solo in apparenza venerato, in realtà è stravolto e manipolato a fini mercantili per impedire di vedere le cose come stanno.
GP: E come stanno?
EDV: Stanno come nel castello di Atlante, o come in quelle egroche (ecloghe) del Cunto de li cunti di Basile, dove si racconta di aggeggi fantastici grazie ai quali vengono smascherate le “finzioni false”, quelle in cui quotidianamente siamo immersi e che ci ammorbano la vita, a cominciare da tutta la cosiddetta società dello spettacolo, fino alle esibizioni dei potenti che comprano tutto, anche l’anima della gente, o dei guerrafondai, sempre pronti ad armarsi e a farci partire. Queste “finzioni false”, come ci fa intuire Basile, vanno smascherate – a maggior ragione nel mondo del tempo reale e delle verità globalmente propagate – cantando e fingendo un nuovo mondo, che sappia dare il giusto peso alle apparenze e non confonda i ruoli. Se oggi le cose vanno come vanno, è anche perché l’immaginazione è incarcerata e messa ai ferri da tendenze menzognere e ipocrite, dalle quali non è facile venir fuori, ma neanche impossibile. Io spero che i libri di “Questo è quel mondo” riescano a dare un piccolo contributo in questo senso – un po’ di sollievo a chi ha ancora necessità di fantasticare per capire in che mondo viviamo.
“A volere che l’immaginazione faccia presentemente in noi quegli effetti che facea negli antichi, e fece un tempo in noi stessi, bisogna sottrarla dall’oppressione dell’intelletto, bisogna sferrarla e scarcerarla, bisogna rompere quei recinti”.
Giacomo Leopardi, Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica
Per l’acquisto dei libri di QUESTO E’ QUEL MONDO scrivere a libreria@quiedit.it