Ossatura (v. osso, linea): È la linea nella superficie – e tu sei il punto. Sei fuori della linea, che è il tuo oriente. Hai bisogno della linea, ossatura della realtà – tua parabola e tuo destino, divenire – perché la superficie abbia senso.
Abitare una superficie è fare la linea. Non si fa mai un punto (lo si è), si fanno solo linee, i punti sono partenze e possono svanire, divenire linee, linee verso linee, e questo popola una superficie, questo fa popolo. Fa letteratura, ad esempio.
Una voce è una linea, un’ossatura, una linea è una storia, ma un libro non è che un punto. Il lavoro (dello scrivere, ad esempio) si regge su ossature e consiste di linee, le opere sono linee, ma i (cosiddetti) prodotti (finiti) sono solo punti.
Conta l’energia, che deborda sempre, che tiene in piedi, e in forma, la superficie che è la vita, il vivere.
(In altre parole, scrivere è tracciare segni invisibili, e poi vederli).
NOTA: Questo testo è tratto da una serie di esercizi di scrittura senza scopo, quasi in forma di dizionario, che scrivo tramite una particolare procedura: chiudo gli occhi ed è il cosiddetto “terzo occhio” che mi detta le parole (e in questo caso sceglie anche la parola). [B. S.]