6.
Mi dicono, dei soli che tramontano,
che le ombre ai nanerottoli le allungano
e le mediocrità si ingigantiscono,
così che respirare l’aria limpida
diventa poco a poco impraticabile
e poi i pensieri ti si paralizzano.
E non è un caso allora se al crepuscolo
imperano soltanto i nanerottoli
e con le loro chiacchiere ci aduggiano
e con le loro facce improponibili
e con i loro nomi innominabili.
Allora quel che sembra ragionevole
diventa mano a mano più improbabile
per la malia d’autorità dogmatiche
chiesastiche, accademiche, politiche
(che fa lo stesso e i giochi non ti cambiano).
E credi ciecamente che svenandoti
risanerai le casse dell’erario,
e senti da un ebreo che l’olocausto
è finto o che le pasque sanguinavano,
e credi che una casta di pedofili
sacerdotali t’evochi un miracolo,
sèi anche pronto a credere in un despota
di banca o d’armi (che non sai distinguerli)
sia d’ieri o d’oggi o d’un futuro prossimo,
e credi che dei pochi sia legittimo
il privilegio e tutti gli altri al macero
e credi che un erode doni all’UNICEF
i biberon, le tettarelle in plastica
per fare opere buone di domenica.
E dopo tanto eccedere nel credere
ci scrivi su requisitorie becere
respinto al fondo d’una nota in margine
insieme a tutti gli altri nanerottoli,
e credi che la storia sciolga il bandolo
e indori anche per sbaglio un po’ la pillola
a un ticchettio di giambi tachicardici.
[VI – fine]