anni di educazione invernale,
guardando da riva
il mare
1.
Il cappello femminile offertomi
getta un’ombra coloniale
tra le onde grigie degli olivi
s’insinua adesso il mare
2.
Concerto per tortole a più voci
circa alle sei di mattina
e alla persiana luce di marina
3.
Un senso di soffocamento t’assale
all’ora di Merlino
come lo slancio striato nel giardino
dell’agave muscolare
4.
Sulla linea dove finisce il mare
un peschereccio, forse, due petroliere
senza moto come in bottiglia non vere,
più vicina
di sbieco e inquieta
la vela
mezza luna mezza nera
che sale
veloce come di pescecane
5.
Contro case gialle
girandola
folle gatto di luce
nel gomitolo della sera,
fitta di dolore
nell’acqua che dondola
6.
Sul balcone il vaso in bilico
sui passanti per ora casca soltanto
il profumo del basilico
7.
Dal carruggio ruggisce odor di fritto
invitto fino a notte quando salso
sale e s’alza col maestrale
8.
Asprezze di prezzemolo
e aglio
timo e maggiorana,
il sole non è così caldo
sbottonando i cappotti
dolcemente tocchi
da schermidore il cuore principiante,
che va per imparare
l’incedere lento di mare
9.
Castello mesto su scoglio impervio
da una panchina di pietra piomba l’occhio
nell’acqua ipnotica che gorgoglia
e porta il tempo in punta, poi ritorna
ancora e ancora con l’onda
10.
Con quale faccia ti presenti
a questi scogli bruni,
assolvi al viaggio fin qui:
non si può sbagliar di mare portando
con sé Saba o Marin
11.
Pezzo d’asfalto che precipita giù nel caldo,
caletta d’afa gremita che s’alza
di voci, umane cicale, mentre tu,
come t’hanno insegnato, anima taci
12.
Baia di luccicori
trappola per i pittori della domenica
sotto lo sguardo del maestro Consadori
che intabarrato da uno stuolo beffardo
di vecchie meneghine adoranti
guarda e passa sovrano
sui bianchi-spuma, blu, adusti tramonti
13.
Le tre sorelle il canino Juve;
corallo sul bordo del piatto
un cabinato lungo e stretto
reti d’avanzo e granchi
è la sala da pranzo;
fuori al vento tiene ferme le vele
un cielo azzurro color Quattrocento
su Locanda Cerùle
14.
Stazioncina meridiana,
case gialle e verde sulla collina
Nessuno sulla banchina
e tanto meno
l’arido riflesso d’un treno:
così stiamo e non siamo
15.
Mentre s’arrampica il treno – Borgo
Taro, Luni, insomma Appennino –
s’apre a ventaglio la distanza sul caldo
sperde il sale ne trasforma il sentore
in mare memoriale.