In ogni goccia di tinta è il presagio
d’una grande nuvola dipinta,
ogni timida gabbia è solo un plagio
dell’immensa, inutile arca biblica.
Il tramonto si gonfia in un’arancia
che schizza sul mondo bagliori rossicci,
è una giostra di lèmuri la ràncida,
livida notte di sporco traliccio.
Tra le ciglia lunghissime ogni donna
sorride come una mummia di Menfi,
le trombe d’oro sono sempre l’ombra
di lontani soli incandescenti.
Tutto somiglia e si ripete. Gli alberi
s’accartocciano in forma di violini,
su cui il vento suona i suoi ballabili,
imperlati di gocce smeraldine.
La nostra vita è una ricerca assidua
di nascoste e preziose affinità:
spuntano come le orecchie di Mida,
svelando il magico della realtà.
Noi versiamo nei suoni e nei colori
un rigoglio di accese somiglianze,
perché sia il verso analogia di gioia
e il quadro identità della speranza.
Angelo Maria Ripellino, Poesie prime e ultime, a cura di Federico Lenzi e Antonio Pane, presentazione di Claudio Vela, introduzione di Alessandro Fo, Torino, Nino Aragno Editore («Biblioteca Aragno»), 2006, p. 434