Fa caldo, torrido, e un fon straordinariamente fastidioso mi insacca i polmoni di calore, mi fa raffreddare curiosamente le nari, e penso, mentre scorre un quartetto d’archi di Schumann, a mia madre che stamattina mi ha chiamato. Ero nel 22 e stavo tornando a casa, infastidito dal calore bollente delle lamiere del pullman e, come tutti i sabati mattina verso mezzogiorno, mia madre mi ha chiamato. Ho risposto. Non mi piace rispondere in dialetto nei mezzi pubblici quando mi chiama qualcuno di casa, o un vecchio amico ma questa volta ho risposto. Le solite cose, il caldo, come stai, dove sei, vecchie parole che non dicono niente a parte che in fondo ci siamo ancora in questo
mondo e che questo basti a confortare le nostre esistenze. Poi ho chiesto di mio padre. Mio padre non vuole morire e la morte sogghigna, immagino, visto che lo lascia vivere da un paio di anni a questa parte all’inferno. Ha problemi seri alle gambe mio padre. Già due anni fa quando ero tornato nell’isola avevo trascorso le mie vacanze in un modo davvero strano. Di notte non riuscivo a dormire perché mio padre di notte iniziava a lamentarsi, a gridare di dolore alle gambe. Non c’era verso, ogni notte era la stessa della precedente e le mura di casa, dalle sottili pareti, non lasciano scampo, si lasciano sentire, ogni respiro, russare, scarico del cesso. Così mi alzavo presto, quando lui esausto crollava di sonno e andavo al mare dove crollavo, anch’io stremato. Così fu la prima estate. E oggi le cose sono peggiorate. Inoltre recentemente ha avuto diversi acciacchi, anche gravi. È stato in ospedale per anemia cronica e due giorni dopo un’ulcera perforante lo ha steso definitivamente a letto. Non vuol morire mio padre. Forse morirà quando andrò nell’isola, in vacanza. Pochi giorni ancora e sarò lì. Di certo è che non so proprio come sia stata l’esistenza di mio padre, non saprei poi cosa ricordare di lui. Lui, credo, sia un uomo senza tempo, come dire, semplicemente un uomo. A suo modo potremmo dire brutale perché, per esempio, non ha mai fatto nulla da trent’anni a questa parte. Ha vissuto una vita tutta particolare, com’altro definirla? Ha sempre vissuto in una stanza al buio, seduto davanti alla tv, accesa dalle 6 di mattino fino a sera. Null’altro. Si spostava solo un paio di volte in giornata giusto per mangiare e poi tornarsene nella sua tana. E poi, da trent’anni non ha fatto altro che mangiare pastasciutta, null’altro, un bicchiere d’acqua, a pranzo e a sera. Per trent’anni dico io, ma come ha fatto? E mia madre non ha fatto null’altro che ripetere questi gesti, ossessivi, dentro. Solo le domeniche esce, o usciva la mattina presto, prendeva la sua macchinetta giocattolo, azzurra, e andava a salutare i parenti, veloce per poi rifugiarsi al campo sportivo in periferia e così stava per conto suo, solo, un assolo curioso per me che ho sempre cercato di capire e dal quale mai ho avuto risposta alle mie curiosità, impossibile da scalfire il suo essere, così rudimentale direi, la sua vita, mi dico, potrebbe appartenere a qualsiasi epoca, sarebbe vissuto nella stessa maniera, forse morto prima, sicuro, perché non avrebbe avute le comodità di questa epoca e o una moglie che non gli ha mai fatto mancare niente, nessuna cura. In breve non ha mai fatto un cazzo. Forse avrà fatto qualcosa quarant’anni fa ma dubito che ricordi quei tempi o forse, quando è nell’abitacolo della sua macchinetta forse rivive quei ricordi, ricorderà di quando era emigrato in Svizzera in cerca di fortuna o di quando lavorava a Lodi o a Pallanza. Può darsi, visto che ogni tanto, la domenica soprattutto, ti saluta in tedesco, una battuta e nient’altro per poi tornare nel suo buio, la sua stanza illuminata dallo schermo della vecchia TV degli anni 80. E adesso? Una morte struggente l’attende, fiera.
* Il sito di FRANCESCO LAURETTA: www.francescolauretta.it
Nuova prosa è una rivista che ha ormai 25 anni vita. La prima serie era dedicata esclusivamente a presentare ampie proposte di autori italiani. A partire dal numero 26, nel 1999, è iniziata una nuova serie che ha visto numerosi cambiamenti, grazie anche all’editore Greco&Greco che ha voluto dare un diverso impulso alla pubblicazione affidandola a un nuovo direttore, lo scrittore Luigi Grazioli (di cui ricordiamo i romanzi Lampi Orizzontali, 2003, e Tempesta, 2011, e i volumi di racconti Racconti immobili, 1997, e Il primo Congresso del Sindacato dei Profeti Viventi, 2008), che ne ha cambiato l’impostazione e la veste grafica e ampliato la redazione e i collaboratori. L’attenzione è rimasta prevalentemente incentrata ai testi dei nuovi autori italiani, affiancando scrittori già affermati ad altri che spesso lo saranno negli anni successivi (citiamo tra gli altri G. Celati, A. Moresco, L. Klobas, P. Nori, C. De Marchi, F. Armino, G. Mozzi, D. Benati), ma da una parte è stata aggiunta una sezione di saggistica dedicata agli scrittori contemporanei e a testi teorici (M. Belpoliti, A. Cortellessa, M. Rizzante, D. Scarpa), e dall’altra si è inaugurata un’ampia sezione dedicata a autori stranieri che hanno concesso molti testi inediti in Italia, come, ad esempio, J. Berger, M. Kundera, M. Houellebecq, I. Schulze, D. Grunbein. Ai numeri con questa impostazione se ne sono poi alternati vari di impianto monografico: tra cui possiamo citare Letteratura & Jazz (n. 32); Danilo Kiš (40), Italo Calvino – Dipingere con parole, scrivere con immagini (42); America Latina ( 46, con testi inediti, tra gli altri, di J. Volpi, R. Fresán, R. Bolaño, S. Pitol, R. Piglia); Essere o non essere Italoamericani (50, con testi inediti di L. De Salvo, P. Carravetta, F. Gardaphe, J. Domini ecc.) e infine il numero doppio 56/57 Periplo colombiano.
* Il sito dell’editore GRECO&GRECO: www.grecoegrecoeditori.it