Due mazzarinesi, ‘mbriachi fino alle nasche come scimmie, uscirono dalla taverna ch’era notte; e per ragionarla meglio se n’andavano a braccetto a piacere dei piedi, un passo avanti e due indietro, che parevano a mare.
A un punto, sul campanile della chiesa si levò la luna, tonda come una ruota e tutta raggiante; e quelli, che gli pesava il vino, restarono allucinati a mirarla.
Uno della partita, ch’era il più cotto, gli parve il sole, e mostrandola al compagno faceva: – Guardate, compare mio, che ci è spuntato il sole tra’ i piedi, e noi non ce ne siamo accorti.
E l’altro, per non dargliela vinta: – Gnornò, che non è il sole, ma la luna, che i galli non cantano.
E quello: – E io vi dico che è il sole.
– E io, che è la luna.
È il sole, è la luna, nessuno se la voleva dar persa, e se non era che non stavano dritti finiva a zuffa. Finalmente, si trovava a passare di là il piazzese, che iva a Mazzarino, pei fatti suoi; e quelli vedendolo si volsero a lui, che dicesse la sua: – O voi, messere, è quello il sole, o la luna?
E il piazzese: – Ahbo’, io forestiero sono!
[Tratto da Mimi siciliani, in Mimi e altre cose, Sansoni, Firenze, 1946]