Trucioli/ 3

Nel cuore di Gilgameš.

di in: Politica poetica

Nel cuore di Gilgameš

 

Da quando la tenebra ti abbracciò,

ti perse al richiamo del mio nome,

non senti il lamento che ogni giorno

ti offro né riconosci i trofei,

i nostri, Enkidu, non sai le intere

notti, sconfinate, che ho pianto,

perché da allora, le guance scavate,

nella paura di morire ho camminato,

per il destino che m’attende, per te,

amico fidato, non trovo pace.

Quando uccidemmo il gigante Humbaba,

stroncammo l’ardore della dea Ištar,

quando alle genti di Uruk un trono,

le mura, la gloria abbiamo dato,

a che servì, se per sempre da me

sei lontano, se dall’uomo accolto

fra gli dei, il solo scampato al diluvio,

appresi che non c’è speranza

di durare in eterno, l’ultimo sonno

chiude gli occhi nel silenzio senza fine,

non dà ritorno, se la morte

fu così avida del tuo giovane corpo,

se entro anch’io nel numero immenso

di chi non ha più voce, nome,

non getta ombra sulla terra,

di chi ha dimenticato la frenesia

che segue ogni risveglio?