Ieri, fino a tarda sera, gli operai del Comune hanno piazzato gli altoparlanti sui balconi lungo la via centrale, poi hanno tirato cavi tra un altoparlante e l’altro, poi hanno fatto una o due prove audio. Gli altoparlanti funzionavano benissimo, come ho potuto constatare anch’io dal mio letto. Non è una sorpresa: da tempo so [continua]
Articoli di Claudio Morandini
Benedetto pessimismo Accompagno in giro per la città l’amica scrittrice di sofisticata tormentosità, che stasera presenterà un suo libro recente in un caffè libreria del centro. Si fa presto a finire il giro: cento metri a destra, e la strada si perde in una periferia di nessun interesse; altri cento metri nell’altra direzione, e [continua]
Un romanzo da noi poco conosciuto di Charles-Ferdinand Ramuz, Si le soleil ne revenait pas (Se non tornasse il sole, del 1937; in Italia non lo si vede da una lontana edizione Jaca Book del 1982) racconta di una piccola comunità di montagna che per sei mesi l’anno rimane all’ombra, in un villaggio incassato tra [continua]
Che cosa significa vivere, e scrivere, e sentirsi insomma scrittore, in una provincia di frontiera come questa? Lo chiedo al mio amico Guido Conterio, l’unico a cui credo valga la pena chiederlo da queste parti. Con Guido, che è fine scrittore, di stile immaginoso, credo di condividere una certa sofferenza nel vivere da queste parti, entro confini tanto angusti. Incontro il mio amico in una caffetteria del centro, e lo coinvolgo nella discussione dopo avere ordinato due cappuccini e due croissant (non è vero, altro che croissant, ci stiamo scrivendo email, ma fingiamo che ci sia davvero una caffetteria attorno a noi, e che l’aroma dei cappuccini ci inviti a non essere troppo malinconici nei nostri ragionamenti). [C. M.]
La solitudine di un dimesso presente, per quanto affollata, spinge molti abitanti delle province più lontane a prendere la penna e a guardare compunti al passato, in cerca di un soggetto che abbia in sé grandezza epica, afflato lirico. Eruditi freschi di studi universitari tratteggiano, in volumi densi di note e dalla bibliografia imponente, la [continua]
Quassù, dalle mie parti, vivono personaggi che vale la pena braccare. C’è ad esempio un tizio, un vecchietto tutto rughe, pallido come un agonizzante, che si fa spesso vedere ai vernissages e alle premières – ovunque ci sia da scroccare cibo e vino gratis. Non gli importa nulla di quadri, libri, conferenzieri: se ne sta [continua]
Me la immagino, la prima espressione sul volto dei musicisti che giungono quassù in provincia a suonare d’estate. Sono giovani, giovanissimi a volte, la faccia liscia degli adolescenti che fanno atletica, le mani grandi e robuste da adulti; oppure vecchi, a volte vecchissimi, leoni in disarmo, reliquie di epoche e di scuole interpretative passate, tutti [continua]
L’altra volta si parlava di provincia, in particolare di quella marginalità chiusa e soffocante che caratterizza i luoghi di confine e di montagna. Tra i più lividi narratori di questa condizione ho trovato alcuni autori di lingua romancia pubblicati (in traduzione) dall’editore Casagrande di Bellinzona: scrittori ispidi, che nulla concedono e quasi sembra vogliano negarsi [continua]
Scusate, non voglio buttarmi a parlare per forza anch’io di provincia. Molti l’hanno già fatto, e bene, molti ancora lo stanno facendo. I territori bituminosi delle province di pianura e di montagna alimentano felicemente la letteratura italiana, e tanti hanno già riflettuto assai meglio di me su questo rapporto fecondo tra invenzione letteraria e geografie [continua]