Articoli di Walter Nardon

L’intenzione era chiara, ma non era una delle più facili da realizzare: volevano assistere a una liberazione, volevano seguire qualcosa che avrebbe conquistato la libertà proprio in quel pomeriggio, perciò si erano accordati per trovarsi subito dopo pranzo. Alfio D. ci pensava da qualche tempo: cosa succede quando qualcosa che è stato rinchiuso ritrova la [continua]

Dunque era così che ci si sentiva, verso la fine? Il corridoio umido era più scuro dell’ultima volta in cui ci era entrato, sembrava anche più stretto. Avanzava facendosi largo fra le borse, i piedi degli studenti e delle molte studentesse accovacciate contro il muro in attesa della comparsa di un docente per ora lontano, [continua]

Alle venti e diciotto di venerdì 16 giugno c’erano quasi trentadue gradi, ma non era tanto il caldo a irritarlo, quanto l’intuizione improvvisa – e ormai improrogabilmente definitiva – che il ritardo di lei non dipendesse in alcun modo dal tempo impiegato a prepararsi, ma da qualche inspiegabile occupazione in cui doveva essersi impegnata fino [continua]

Tutti i pomeriggi d’infanzia, a guardarsi indietro, sembrano perduti. Anche se volessimo dedicarvi la generosa, irripetibile comprensione che un’abitudine recente sembra avere diffuso un po’ ovunque, non risulterebbero più chiari la causa o l’intento che hanno prodotto il risultato di vicende come questa. Si sa che in uno scherzo basta modificare un solo dettaglio per [continua]

Quando il commerciante di alimentari K. Weinrich entrò dalla porta dell’Agenzia di servizi alla persona “Corona” per sedersi e illustrare le sue intenzioni, l’attenzione di Karl colse un’irripetibile serie di dettagli il cui insieme annunciava – giustamente, come si sarebbe visto in seguito – sia curiosità che allarme. Fu infatti con questo particolare stato d’animo [continua]

1. Chino su Billy Budd era tanto assorto nella lettura che l’ordine di tornare al lavoro, per quanto imposto dalle esigenze familiari, lo colse come il frutto di una cospirazione. Di per sé l’incarico aveva un certo rilievo morale: doveva contribuire secondo le sue possibilità ai bisogni della famiglia, ma si trattava di bisogni imperscrutabili [continua]

Ero tutto preso da una scoperta sulla nostra preistoria. Il cacciatore-raccoglitore Fritz, che da anni trascorreva le notti in un appartamento in affitto a un centinaio di metri da casa nostra, aveva portato la sua moto in mezzo al cortile e ora la omaggiava di eccezionali cerimonie mentre ne detergeva con cura il carburatore. Dai [continua]

Esultanza. Sfrenatezza. Esultanza trattenuta a stento. Non potevo che rispondere in maniera sproporzionata davanti all’eccesso di materia cui mi ero trovato di fronte quando l’avevo sorpresa davanti alla porta del poggiolo a stirare. Avevo aperto la porta e me l’ero trovata di schiena, intenta a stirare una camicia, con tutto quanto di glorioso erompeva da [continua]

La circostanza in cui feci la conoscenza dell’uomo che chiamavano “Marri” conserva ancora inalterata tutta la singolarità del suo destino. Avevo sedici anni e mi trovavo poco fuori la casa di un idraulico, nella parte alta del paese, quando lo vidi arrivare assieme alla moglie sulla loro moto a tre ruote, una sorta di piccolo [continua]

Nella maggior parte dei casi, quando si parla di trama si fa riferimento al plot, al rapporto tra fabula e intreccio, vale a dire all’ordine del racconto. Se invece considerassimo per un momento il discorso narrativo dal punto di vista retorico, sarebbe forse più opportuno valutare ciò che potremmo definire il rapporto tra l’ordine d’invenzione, [continua]

Il mezzo che aveva a disposizione per il compimento dell’impresa era una bici senza freni, viola, bilanciata, compagna fidatissima. A voler essere precisi, il manubrio era privo ormai anche delle leve dei freni, e il telaio si snodava senza alcuna dotazione delle guaine entro le quali un tempo erano scorsi i cordini che si fissavano [continua]