Cene al veleno

di in: De libris

È uscito da qualche giorno Cene al veleno, l’ultimo romanzo di Omar Viel, accompagnato da una postfazione di Massimo Rizzante. Di seguito una sinossi, un piccolo estratto dal libro e il book trailer.

Il Sahara è un suono sinuoso e caldo, un ricordo nella mia mente dolce e infinito. Sulla cima di una duna, di notte, si percepisce la serenità del mondo e il cielo nero pieno di stelle è una vertigine calma.

Quasi ogni giorno, o comunque ogni volta che torna ubriaco dal bar scozzese che si trova proprio all’angolo di uno dei quattro incroci che contornano il condominio in cui abitiamo, mio figlio poco prima di accasciarsi sul divano letto dove di solito dorme mi grida che le sue ginocchia si stanno incollando, e che solo [continua]

Se però, come nel caso del modello Palinuro, entra in campo la morte, l’atmosfera cambia. Robert Falcon Scott, che raggiunge il Polo Sud 35 giorni dopo Amudsen, osservando la bandiera altrui nel punto ossessivamente agognato, e muore di fame nel vano rientro dal gelo artico, si trasfigura in altra dimensione.

Candida Höfer è nota per le fotografie di grandi dimensioni di interni di biblioteche, di teatri, di spazi pubblici che ha fotografato (ma si potrebbe anche dire “ritratto”) a colori e sempre vuoti di presenze umane e sempre da angolature che ne esaltano le prospettive e l’ampiezza – splendide, per esempio, le fotografie scattate all’interno della Biblioteca dei Girolamini di Napoli (La “biblioteca di Giambattista Vico”, per intenderci).

I bocconi avvelenati seminati per le vie dalla nostra amministrazione hanno quasi ucciso un bambino, e dopo questo fatto orribile l’amministrazione ha sospeso la semina di bocconi velenosi e cercato di recuperare quelli già posati, ma c’è chi dice che la paura di una nuova esplosione di nascite tra gli scoiattoli di Schwarzschwarz sia tale tra le alte sfere dell’amministrazione della città ma anche dell’intero stato che le operazioni di rimozione dei bocconi velenosi seminati per le vie dopo la prima epidemia viene fatta deliberatamente procedere a rilento.

Il ritrattista può essere sedotto (ed esercitarsi di conseguenza) oltre che dalle persone, da luoghi e oggetti, perché ogni spettro ha il proprio spazio elettivo. Ed il primo non è il tavolino del medium ma la pagina bianca.

Accompagnato dalle parole del segretario, osservo la parte alta della foto, dominata dal grugno di Casanova visibile sotto la struttura a gabbia della museruola. L’occhio del porco è chiuso, la sua guancia distesa. Dalla superficie liscia del grifo, esente da difetti quali potrebbero essere gonfiori o incavature, emana un senso diffuso di forza quieta che si raddensa nel listello della museruola su cui è appollaiato un martin pescatore.

È uscito da poco in Italia il saggio di Lakis Proguidis I misteri del romanzo. Da Kundera a Rabelais (Mimesis, 2021), a cura e nella traduzione dal francese di Simona Carretta. Questo volume, che avvia una trilogia in progress dedicata a François Rabelais, esplora la categoria estetica del “riso romanzesco” ricorrendo agli strumenti del saggio letterario. Ne proponiamo un estratto dalla prima parte, La parola.

Credo che sia consentito allo spettatore/lettore, specie quando di età acerba, trovare nelle vicende partigiane, come in quelle di altri teatri di guerriglia, un tanto di avventura, che del resto è stato confessato, quale molla fondamentale della propria scelta, anche da molti giovani volontari.

“Conosci la geologia della Transilvania?” Chiede Miloš a S. in una specie di estasi demente, lei ancora quasi una bambina, tutti e due anzi a dir la verità ancora giovanissimi, il broncio di S. come un’ala di farfalla ancora accartocciata dalla metamorfosi; e dietro di loro, perfettamente inquadrata tra i due volti, la smorfia di un marinaio vampirizzato e il grido vittorioso e triste dei galli di Jakarta che cercano di inghiottire il sole grigio.

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