Vorrei però richiamare la tua attenzione sui fastigi di una Repubblica delle Banane che è tutt’uno con il proprio esercito, civile e militare: tra una carezza e un bacio, i militi ignoti stanno disboscando mezza selva maya per far posto alle rotaie del treno a diesel che finalmente sterminerà – ed era ora! – i moscerini autoctoni, una piaga particolarmente invisa ai vacanzieri e agli oleodotti.

Qui la finestra non apre ad alcun esterno naturalistico, ma diviene elemento del parallelismo caro alla visione e della decorazione preziosa propria all’interno che avvolge il santo principale come cesellato da un orafo.

Resta da chiedersi: perché la scrittura del molteplice, dei mille rivoli, a un certo punto si disciplina per entrare in un libro? Come mai Di Luca distrae l’attenzione dalla biblioteca della dispersione e comincia a scrivere E quindi uscimmo a riveder la gente? Me lo sono domandato diverse volte senza riuscire a rispondere, probabilmente perché la domanda era posta male.

Il mondo va a pezzi, nei modi più diversi e incalcolabili va o sembra andare sempre più a pezzi, a pezzetti sempre più piccoli e sempre più sconnessi, e quest’Io che qui scrive che fa? Vigliaccamente distoglie lo sguardo, sì, vergognosamente lo porta su ben altro, su tutt’altro, e cioè pensa e ripensa ai lettori del mondo che va appunto in pezzetti, rimugina e fantastica sui lettori di ogni parte di questo mondo spezzettato e spezzettantesi, lettori coi quali condivide questo stesso convulso spezzettato spaziotempo, e la stessa passione per il leggere, oltre che forse altro di poco definito che intorno al leggere orbita…

Una vera statuina vivente si muove solo quando tutti sono girati. Guardarla sempre è il modo più sicuro di ucciderla, o di diventare a propria volta statuina. Gli unici che la possono vedere quando si muove sono i bambini, recita il segreto catechismo delle statuine.

Libero e libertario. Discreto e raffinato. Semplice e spontaneamente anticonformista. Ironico e umano. Di un’integrità che solo il lavoro letterario, compiuto con disinteresse disarmante, è in grado di conservare per giorni, mesi, anni, per una vita intera, senza crollare nella sfiducia, nella rinuncia, nel risentimento o nell’apatia.

Nei mesi scorsi i balconi sono assurti al cielo, in grande gloria; tuttavia le finestre continuavano il loro servizio, umili e decisive. Mi piace stare alla finestra, in senso letterale. A differenza del suggerimento metaforico non aspetto nulla: fermo il tempo nella natura, lo guardo passare con i passanti.

Contagio, periodi medi di incubazione, guarigioni vengono analizzati senza la giusta prospettiva temporale come se il tempo fosse piatto, schiacciato. I dati giornalieri, i nuovi casi, i ricoverati nelle terapie intensive, i morti non vengono disallineati. Non viene attribuita la giusta casella temporale agli eventi.

Fetish/ 3

di in: Fetish

Il Flaubert Dry era un esempio di spazio multiforme. L’interior design incitava alla violenza. Tutto era affilato, ma carezzevole, un luogo che ispirava desideri di elevazione e distacco. I clienti si specchiavano su modanature dorate, su lamine e superfici barocche, in cerca di qualità fisiche che non trovavano, inconsapevoli che la bellezza non sopporta repliche né riflessioni.

La prima volta che ho visto il Maradona reale è stato nella semifinale dei mondiali di Italia ’90, Italia contro Argentina: ed è stato, per me giovine italico, un brivido di terrore: contro chi c’eravamo messi? Contro di noi giocava non un uomo ma un grido di guerra, non un essere in carne ed ossa ma una parola magica. Avevamo le stesse possibilità di Marsia contro Apollo. E già il terrore rivelava la sua segreta sorellanza con l’estasi.

Ma intanto, anche il rito del conteggio annuale degli interessi era cessato. Gli impiegati continuavano, e continuano tuttora, a contar denaro con agili mani, ma di interessi al povero risparmiatore ne giungono sempre meno e il conto in banca è sempre più costoso.

Da quando son qui non ho ancora dormito una notte sul serio, pensavo. Come faccio a resistere fino a domani? E Vinverra si aspetta che gli accenda la macchina. Guardavo il lenzuolo e la faccia, e cercavo di stamparmi in mente com’era Gisella da viva, per ricordarmela sempre. Le ferite alla gola resteranno, pensavo, non si chiuderanno mai più come le altre. Da morti, la pelle marcisce, non si rimargina più. Chi sa se sentiva ancor male?

Noi forse non ce ne curiamo o, peggio, non ce ne accorgiamo ma bambini e ragazzi lo sentono eccome questo affanno del mondo che brucia sotto i loro piedi. Magari non lo sanno intuire, comprendere, verbalizzare ma captano le onde di questa radio millenarista, la incarnano.

Non ho dubbi che queste pagine di diario legittimamente possano attestarsi per valore e interesse tra le pagine degli altri diari che, nel XX Secolo, si sono rivelate opere di riferimento (da Pessoa, uno dei maestri indiscussi di Torga e da lui frequentato personalmente, a Kafka, per esempio): non c’è infatti nulla di voyeuristico né di pruriginoso in quei lettori che cercano e leggono i diari degli scrittori quando quegli stessi diari sappiano essere, come nel caso presente, evidenze di una dirittura etica limpida, di un amore per la vita, per le persone, per l’arte fecondo e caldo.

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