Un tempo si partiva per l’Africa nera o per l’estremo Oriente in cerca di esotismo e di sole, di paesaggi incontaminati e di Natura vergine, di brividi e avventura. Oggi, più prosaicamente, per rigenerare una desolata esistenza ministeriale, si emigra verso una confortevole stazione orbitale, con sconti vertiginosi tutto compreso, di solito nella cintura degli [continua]

“Lei è il signore che chiude?”, mi ha gridato oggi pomeriggio un bambino, intento a giocare con un altro alla rotonda della Besana, temendo che io fossi il custode che chiude il cancello a una certa ora. “No, sono il signore che apre!”, gli ho gridato in risposta, continuando a camminare a grandi passi sotto [continua]

Quante città sanno essere anche una biblioteca, anche una macchina delle storie, anche un collidere e mescidarsi d’innumeri universi? Non molte, a ben pensarci. E Parigi sembra possedere in grado supremo tale capacità. Passeggiava, da solo, imboccando da Rue Martel dove abitava la Rue du Faubourg Poissonnière. Lavavano la strada secondo l’uso parigino, facevano scorrere [continua]

Ho preso una quantità di pillole che mai avrei creduto di poter ingurgitare nello stesso giorno. Gialle, marroni, bianche e rosina. Toni naturali, pasticche enormi. Ho faticato a buttarle giù nonostante i litri di acqua e una gola tutto sommato ubbidiente. Forse era il cervello che si ribellava… “Ma sei matta? Vorrai mica prenderle tutte???!!!”, [continua]

Sono un accanito ascoltatore di radiocronache calcistiche. Niente a che vedere con la visione e le telecronache. Ascoltare il calcio alla radio è secondo me come la cecità per il veggente, al di là del contenuto prettamente tecnico è passibile di visioni profonde. Del resto i saggi dicono che con la vista si può diventare [continua]

A Montaigne si può arrivare in molti modi e quello più semplice – la lettura diretta dei Saggi – è sempre il migliore. Ciononostante è anche l’approccio che esige una dedizione continua; e che presuppone anche la capacità di navigare in mari particolarmente quieti, come sono gli oceani più grandi, profondi e mai totalmente esplorati. Pare semplice Montaigne, ma [continua]

“Il corpo è un organo per affondare nell’esterno, come pietra, lichene, foglia”. Gianni Celati, Verso la foce   In questi giorni sto rileggendo l’opera di Gianni Celati nel Meridiano Mondadori appena pubblicato (gennaio 2016).  Sono quasi duemila pagine (compresi gli apparati), nelle quali scorre l’intera vita dello scrittore, da Comiche a Selve d’amore, passando attraverso [continua]

Fiori di carta

di in: Bazar

Da un ann’e mezzo, mio adoratissimo Carlo, incorpavo questa voglia qui, di venirti a trovare. Sai, son’uno di quei tombarol’impenitenti, morbosi verso le locazioni di morte degli scrittori, specie se poco o nient’impulpitati, quell’audaci penne sul margine. Per cui, pensa che ti ripensa, nonostant’una nottataccia poco dormita sulla groppa, nell’avvio infuocato d’un pomeriggio di fine [continua]

Questa volta valico i confini della valle in cui mi trovo a vivere, ma invece di prendere l’auto e scivolare lungo la tratta autostradale più cara d’Italia, o prendere il treno e perdermi nella tratta ferroviaria più lenta d’Europa, mi lascerò trasportare dai libri. Ecco, “Il delta” di Kurt Lanthaler (Alphabeta edizioni, 2016) è il [continua]

L’intenzione era chiara, ma non era una delle più facili da realizzare: volevano assistere a una liberazione, volevano seguire qualcosa che avrebbe conquistato la libertà proprio in quel pomeriggio, perciò si erano accordati per trovarsi subito dopo pranzo. Alfio D. ci pensava da qualche tempo: cosa succede quando qualcosa che è stato rinchiuso ritrova la [continua]

Cento anni fa, in novembre, nasceva a Coderno del Friuli David Maria Turoldo, che è stato molte cose. Sacerdote in direzione ostinata e contraria, soprattutto, e poeta. All’interno di questa produzione ispirata dai testi biblici sta anche un gruppo di poesie riferite direttamente alla Resistenza. Camillo De Piaz, confratello e sodale di Turoldo fin dal [continua]

La mattina di circa una settimana fa, percorrendo la statale 652 di Fondo Val di Sangro, in Abruzzo, sull’arcata della galleria dopo il paese di Villa S. Maria ho visto la scritta in vernice rossa: “Facebook, il recinto dei vigliacchi”, scritta in grande. Era ora molto antelucana, stavo andando da solo in montagna nel primo [continua]

Per molti, dalle mie parti, i segni misteriosi che sembrano rimandare a chissà quali arcani sono quasi una fissazione: i fossili sui gradini delle scale, per esempio, quegli spessi punti interrogativi su ciò che è accaduto in ere remote, o certi sbreghi sui muri che sembrano sagome umane disegnate da un bambino o da un [continua]

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