Ci vuole un po’ di follia per non impazzire: una vita lucida, controllata, assennata, porta con sé il triste peso dell’inadeguatezza, che si stempera solo dissetandosi dai calici della dolce non-curanza (follia, insipienza, stoltezza – chiamatela come volete, basta che tenga lontana la coscienza). Pretendere di essere felici al cospetto di un universo sconfinato, e [continua]

… perché non possiamo che essere provvisori nell’approssimare una conoscenza, per chiarire a noi stessi le ragioni delle nostre presenze e ridefinire le sembianze della nostra pelle… e per che cosa poi? per salvarne le apparenze? certo la realtà è una feroce illusione; ma l’illusione è una realtà ancora più feroce… perché sa essere anche [continua]

Avevi guardato verso il basso. Eri in piedi su una fettuccia rossa di nylon, larga non più di cinque centimetri. All’inizio non avevi fatto nemmeno in tempo a chiederti cosa ci facessi lì, né a capire come riuscissi a rimanere in piedi senza precipitare. Se non ricordavi male, non avevi mai preso lezioni da equilibrista. [continua]

[…] E l’oscuro poeta diluvia ottave e sputacchia sonetti sperpera carta e inchiostro si secca il cereviello consumando sia i gomiti che il tempo solo affinché la gente lo ritenga un oracolo mondano. Sembra uno spiritato pallido e rimbambito a causa dei concetti che fantastica e impasta, e va parlando da solo per  la strada, [continua]

Rendiamo omaggio a Paolo Sorrentino e al suo “La grande bellezza”, pubblicando un estratto da un testo di Michel Foucault, scritto all’epoca per l’opera di Proust, ma validissimo anche per il film appena premiato del nostro compaesano esimio.

Dopo la festa

di in: Bazar

Festa di compleanno in location pseudo-chic vicino Caserta. Cena in pompa magna, con tutti i notabili del feudo e loro vassalli. Pessima idea della festeggiata: mettermi al tavolo con estranei, per favorire una socializzazione di cui nessuno, in fondo, ha voglia. Nome del tavolo “Ortensia”: grande fiore inodore. Di fronte a me, giovane donna, brutta [continua]

Nel mese di agosto dell’anno 2003, agli albori del web e delle prime esperienze di scrittura in Rete, ci capitò di partecipare a diversi dibattiti e polemiche. Una discussione, in particolare, ebbe una certa eco, coinvolgendo scrittori ruotanti attorno alla rivista “Nazione Indiana” come Tiziano Scarpa, Antonio Moresco, Carla Benedetti, Raul Montanari e molti altri. Discutevamo, tra le altre cose, del termine “comunità”, prendendo spunto da alcuni libri allora molto in voga del filosofo Roberto Esposito. Qui di seguito pubblichiamo un passaggio (adattato) da uno dei nostri interventi, seguito da una breve lettera che ci scrisse lo stesso Roberto Esposito. Tutti i particolari del dibattito sono leggibili nello “ZiBook” intitolato “Polemiche, amicizia, estraneità”, edito da “Zibaldoni e altre meraviglie” e scaricabile gratuitamente sul nostro sito o su tutti gli store online.

Per chiudere l’anno in bellezza, Massimo Rizzante ci fa dono di un articolo che affronta la questione della letteratura e della sua necessità da un punto di vista inconsueto e, nonostante le apparenze, ben poco alla moda. Un testo che, mentre va al di là delle chiacchiere e delle elucubrazioni accademico-giornalistiche, cerca di raggiungere il “medio” tra Oriente e Occidente – rappresentando inoltre la migliore “razo” dell’ultimo libro di Rizzante, “Scuola di calore” (Effigie, 2013).

Sterminato e irripetibile taccuino di una creatura fantastica, “In cuniculum” verrà dato alle fiamme dallo stesso Lapin a Ibiza, il giorno di capodanno del 1985. “Zibaldoni e altre meraviglie” offre qui l’edizione integrale delle pagine sopravvissute a quel rogo, nelle quali ancora risuona l’incessante zampettio dell’ustionata e rauca fanfara di Lapin: pupazzi ventriloqui, fischietti, lepòradi, padri degeneri che incitano il proprio figlio all’assassinio e al colpo di stato, vampiri tirolesi, cani, tamburi, nacchere, ossa che crollano, artigli di gallina, testimoni estremi di un incenerito mondo delle meraviglie.


Ecco un libro al cospetto del quale bisogna svestire i panni dell’uomo moderno e disporsi a farsi rapire dai fantasmi di un altro mondo. In esclusiva per “Zibaldoni e altra meraviglie”, Barbara Fiore ha tradotto per la prima volta in italiano uno dei più sorprendenti diari di viaggio della letteratura moderna, il “Viaggio a Timbuctù” del mitico René Caillié, in cui un pellegrino innamorato dei propri sogni insegue il destino attraverso deserti e popolazioni africane sconosciute, sempre sul punto di morire e sempre pronto a resuscitare.


Un bel ripasso di storia della letteratura dagli albori del web. Un concentrato spumeggiante di idee, proposte, visioni, alterchi, polemiche, contraddistinto dall’entusiasmo e dall’ingenuità che animano sempre tutti gli inizi. In questo “ZiBook” si incontrano scrittori e personaggi più e meno noti, tutti incredibilmente e irrimediabilmente attratti – come in un castello di Atlante d’oggigiorno – dalla magia dell’espressione immediata e improvvisa (il “commento”!) all’interno della Rete.


Come un vero e proprio Almanacco d’altri tempi, da tenere sempre a portata di mano per trovare un po’ di sollievo dai ritmi frenetici della vita quotidiana, questo libriccino tocca il cuore senza alcuna leziosità. Adattissimo anche ai bambini, non fosse altro perché l’autore, tra le altre cose, è anche il più meraviglioso dei giocattolai italiani.


Zibook - gli ebook di Zibaldoni