Questo secondo ZiBook della collana Ricordanze raccoglie i testi del numero due di Zibaldoni e altre meraviglie, uscito nell’aprile 2003. Il titolo Chiacchiere e preludi trae spunto da uno scritto di Mattia Mantovani e da un saggio di Antonio Prete dal titolo Sulla scrittura dello Zibaldone, nel quale lo scrittore salentino riprende e rilancia le [continua]
Il primo ebook della collana ZIBOOK RICORDANZE, che raccoglie tutti i numeri della prima serie di ZIBALDONI E ALTRE MERAVIGLIE. Scaricabile gratis qui o sugli store online.
Per guardare come ti offri al tramonto, fiore del deserto, ho corso e molto, mi sono precipitato oltre l’ingresso alle rovine per arrivare in tempo, pieno d’affanno, di ansia sovrana, il thé ho scansato che un beduino all’ombra del tempietto d’Adriano m’offriva, in cambio del mercimonio delle sue carabattole sparse tra le zampe di un [continua]
Siria, 1995
Il deserto che s’intravvede dall’aereo è disordinato, incerto e crostoso: una superficie rossastra perforata da enormi crateri scuri. Dall’alto, Damasco è verde di ordinate ortaglie, forme geometriche precise che sfumano là dove inizia l’abitato. Ricordo la descrizione del viaggiatore arabo Ibn Jubayr che la visitò nel 1184: “Venite al luogo dove la bellezza pernotta e [continua]
Da Google Earth le voci non le senti, ma a volo d’uccello, non troppo lontano, arrivano i suoni e gli idiomi. Da lontano, oltre il Ponte Sisto a Roma, di là dal fiume Tevere, senti le lingue di Trastevere, dove il dialetto locale fino a cinquant’anni fa era un baluardo e una barriera sonora a [continua]
Sono al quarto piano di un palazzo, poggiato con la fronte al vetro. È grande quanto la parete, e sporco, adesso unto del grasso dei miei capelli e qua e là dei segni di insetti. Cinque centimetri di là del vetro un piano in cemento mai più calpestato dal termine dei lavori allo stabile. Il [continua]
Un Diogene del XXI secolo si aggira per le strade del mondo ed è in grado di leggere i pensieri degli altri. Una disperazione confusa è strutturato come un mosaico di scene e immagini di diversa origine e specie: un puzzle di frammenti verbali, un montaggio di brani di prosa poetica, episodi tratti dalla cronaca, inserti pubblicitari, racconti in prima persona, spezzoni di dialogo, mostrati come visioni di un filosofo-homeless. Visioni, per l’appunto, confuse e disperate, ma in grado di far venir fuori un affresco sarcastico e spietato del mondo d’oggi. Il primo ZiBook Lontananze dello scrittore romano Pietro Altieri.
Cino arringava la folla borgosesiana alle ore sedici, quattro botti al campanile, dopo che venti partigiani ebbero occupato la stazione e interrotto le comunicazioni telegrafiche e telefoniche. Sul furgone riposavano alcuni sacchi di vettovaglie e seimilatrecentosessantasei lire della Banca Popolare. Gli ultimi bagliori davano orizzontali nelle finestre di ponente. Jacopo, dietro al fucile, vide che, [continua]
Tempo fa, la conduttrice di Linea Verde su Rai 1 era in un forno di un qualche paese italiano, non so dove. Parlava col fornaio, poi a un certo punto s’è diretta decisa verso la telecamera e ha esclamato: Pensate!! Questo pane dura anche una settimana!!! Il calore che emanava dall’affermazione aveva una sua ragion [continua]
Ero preoccupata e irritata. Preoccupata perché il giardino della casa che avevamo appena preso in affitto, trascurato da troppo tempo, era in uno stato semiselvatico rispetto alle altre case del quartiere. Le quali, non avendo recinzioni, facevano ognuna bello sfoggio delle loro siepi scolpite, i fiori delle aiuole in tinta l’uno con l’altro, i canali [continua]
Ma senti questa, che ti sembrerà un’allucinazione veracissima. C’è chi esalta la guerra, la mette in cima a tutte le altre cose, e non appena s’innalza un’insegna e si sente la tromba che chiama alla raccolta, lui va, corre e si arruola. È preso per la gola e ingannato da quattro bigliettoni sparsi sopra una [continua]
Come te Tanti me lo dicevano (forse erano le mie voci): devi entrare in manicomio. Ma non erano le voci persecutorie che mi tuonavano dentro: “Lavora! Véstiti! Làvati! Spòsati!”. Queste non mi affliggevano affatto, erano persuasive e tenere, capivano tutto della mia vita di girovago e di copista, sapevano come fosse inconciliabile con la vita [continua]
Parole basse, sdraiato accanto alla moto rubata, nella cantina, con le viti del carburatore fra i denti, guanti di morchia d’unto, polvere rappresa nelle linee dei calli. In tutto quel nero gli occhi celesti: «Perché, te cos’è che speri?». Una galleria di ruote di bici, pistoni, pedivelle, ammortizzatori, mastice, olio, pezzi smontati e forme perdute. [continua]
Me la immagino, la prima espressione sul volto dei musicisti che giungono quassù in provincia a suonare d’estate. Sono giovani, giovanissimi a volte, la faccia liscia degli adolescenti che fanno atletica, le mani grandi e robuste da adulti; oppure vecchi, a volte vecchissimi, leoni in disarmo, reliquie di epoche e di scuole interpretative passate, tutti [continua]