“Guardando attraverso la lente. Esperienze di un decifratore”, è questo il titolo del modesto contributo che presento nell’ambito dell’iniziativa bolognese. Ma non voglio fare giri di parole; preferisco entrare subito in argomento e dirvi che l’esperienza fondamentale del decifratore Echte è stata quella dell’errore. Per dirla con Franz Hessel, ‘Gli errori degli amanti’; anche così avrei potuto intitolare questa mia relazione.

È da tanto tempo che avevo per la testa l’idea d’un Almanacco del viaggiatore (formato tascabile, per viaggianti attuali) rivolto a: tracciare una figurazione del viaggio antitetica a quella del turismo attuale (usando “Le voyage” di Baudelaire come una specie di codificazione di partenza); riflettere sul fenomeno del turismo in termini diciamo etnografici; e nello [continua]

Don Chisciotte

di in: Bazar

Don Chisciotte è il desiderio che attraversa il mondo, i suoi ostacoli. Un desiderio che si rafforza ad ogni negazione, si conferma in ogni delusione. Don Chisciotte è anche l’imitazione assidua, meticolosa, ossessiva di un modello: la cavalleria, come è stata vissuta da Amadigi di Gaula.

“Sono grato al metodo della matita che si è conseguentemente assimilato al sistema del ricopiare alla maniera burocratica. A questo sistema devo veri e propri tormenti, ma questo tormento mi ha insegnato la pazienza ed è in forza di questa pazienza che sono divenuto un artista”.

Esiste una “generazione-Tondelli”? Per Enrico Palandri, scrittore, autore venticinque anni fa di un libro fulminante, “Boccalone”, la risposta è positiva. Egli rivendica non solo l’appartenenza a quella generazione, ma se ne fa anche il portabandiera. Il libro che ha scritto, “Pier”, è una sorta di autobiografia che vuole essere nel medesimo tempo una riflessione su Tondelli e sulla sua eredità.

Non lo vedevo da più di dieci anni. Si era trasferito a Firenze con la madre e il fratello. Mi ricordai di lui dopo essere scappato dal cinema dove mi ero rifugiato per trovare un po’ di compagnia: mezz’ora di un film americano con Dom De Louise, un comico che fa la parte di un [continua]

Calvino, vent’anni dopo. Niente di più ozioso che porre la domanda sull’attualità o inattualità della sua scrittura. O la domanda su quale delle due figure contemporanee messe spesso a confronto – Pasolini e Calvino – sia più presente, oggi, più prossima alle grandi questioni del nostro tempo. Ogni scrittore, quando diventa quello che diciamo un [continua]

Gianni Celati risponde a Massimo Rizzante – “Sembrerebbe che i narratori moderni non capiscano più cosa significhi raccontare l’altro mondo, quasi che fossero permanentemente ospedalizzati in questo mondo e nella cosiddetta ‘realtà’, di cui il loro linguaggio deve essere al servizio. Perciò quasi tutti i romanzi in circolazione debbono mettere avanti un progetto di dire qualcosa di drammatico su questo mondo, sulla ‘realtà’, per poter essere presi seriamente”.

Tutto è corpo, e ogni corpo deve assolvere un dovere; se non vuole essere nullificato deve avere una finalità, che si manifesta nell’obbedienza alle grandi leggi del respiro personale, e del respiro di tutti gli altri viventi. E queste leggi non possono essere trascurate”. Anna Maria Ortese, “Corpo celeste” Le “note in condotta” sono scritture raccolte [continua]

                    I. L’uomo, per l’indiffinita natura della mente umana, ove questa si rovesci nell’ignoranza, egli fa sé regola dell’universo. Questa dignità è la cagione di quei due comuni costumi umani: uno che “fama crescit eundo”, l’altro che “minuit praesentia famam”, la qual, avendo fatto un cammino lunghissimo quanto è dal principio del mondo, è stata [continua]

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