Bazar
Commento, opera, mondo
Peter Handke e l’andare
Il nostro tempo, da parte sua, può essere ancora narrato sotto le specie di una scrittura che ha il passo lento e meditante del camminatore, mentre l’occhio esplora intento (indugiante, paziente) e la mano scrive e disegna, disegnando torna alla scrittura, dalla scrittura transita di nuovo al disegno esattamente come l’andare trascorre dal sentiero alla scarpata in salita, poi discende nel greto di un torrente in secca, attraversa quindi un pascolo recintato o si ferma davanti alla muta di un rettile.
Nella neve perenne/ 3
Nella neve perenne/ 2
Eppure un furore, l’unico degno di essere per me scolpito dentro il libro della giovinezza, lo avemmo anche noi: il giorno dopo i funerali di Berlinguer, si era alla fine oramai della scuola, mancava per entrambi un mucchietto di mesi per diventare maggiorenni, con Marcello ci andammo a iscrivere al partito.
Nella neve perenne/ 1
Mi rigiro tra le mani una parola: incanto. Lo spunto me l’ha dato a cena una cameriera, parlando con una sua collega: “hanno messo all’incanto la casa dei miei nonni”. M’è parsa, sulle labbra di questa ragazzotta di vent’anni, un’espressione molto alta, quasi fuori luogo; poi ho pensato all’incanto che mi hanno dato le pitture dei paesaggi, delle architetture che ho visto in questi due giorni.