Fiori di carta
Da un ann’e mezzo, mio adoratissimo Carlo, incorpavo questa voglia qui, di venirti a trovare. Sai, son’uno di quei tombarol’impenitenti, morbosi verso le locazioni di morte degli scrittori, specie se poco o nient’impulpitati, quell’audaci penne sul margine. Per cui, pensa che ti ripensa, nonostant’una nottataccia poco dormita sulla groppa, nell’avvio infuocato d’un pomeriggio di fine [continua]