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La forza dell’immaginazione di Rizzante, al contrario, è tutta nella capacità erotica di sapere ancora scorgere la rovina di ciò che è corpo o pensiero, di sapere ancora estrarre linfa vitale dai morti e dai personaggi romanzeschi, e di riuscire così a penetrare l’esistenza e il destino di qualsiasi cosa o essere vivente.
I testi raccolti in questo volume risalgono al tempo in cui – poco meno di dieci anni fa – me ne andavo in giro per i luoghi in cui sono nato e vivo, nei paraggi di Napoli, a prendere appunti su tutto: sulle insegne dei negozi, sui muri scrostati dei palazzi, sui cortili, sulle storie [continua]
Devo dirglielo a Enrico De Vivo che il suo libro è molto diverso dai libri che si scrivono e pubblicano con grande sfarzo di elogi pubblicitari. Devo dirglielo perché adesso le cose vanno così, e magari non si considera il garbo delle sue frasi. Devo dirglielo che nel suo libro è come se uno [continua]
Non so, conosco scrittori che fanno man bassa di tutto o quasi quel che vivono – e lo fanno bene, appunto perché sono scrittori. Io invece, che sono sempre meno sicuro di aver imboccato la strada giusta, non ci riesco. C’erano almeno due o tre esperienze, ultimamente, che mi sarebbe piaciuto fissare in parole, sapendo [continua]
Se vieni a Napoli e vedi Castellammare, poi non muori, non ti preoccupare – rivivi. Mentre dal mondo tutto sparisce a gran velocità, a Castellammare tutto riappare. Sparisce dal mondo inchiavardato la visione dell’interiore e della caducità. Ma ecco nel Castello Fatato sul Mare riappare la finestra spalancata sulla strada e quello che c’è dietro: [continua]
Politici in gamba
Ogni anno che torno a scuola, spesso in una nuova scuola dove mi spediscono a insegnare, i primi giorni è come se vedessi tutto per la prima volta. Quando torno a casa mi viene sempre voglia di descrivere ogni cosa che ho visto, parlo al primo che incontro di ogni cosa che mi è capitata, [continua]
Straordinari e sorprendenti commenti hanno accompagnato l’uscita dell’ultimo libro curato da Gianni Celati, Alice disambientata (Le Lettere, 2007), che per la precisione è la riedizione di una “macchina di scrittura”, avviata a Bologna nel 1976-1977 da un autore collettivo (per lo più studenti riuniti nel gruppo ALICE/DAMS, che all’epoca animava un corso universitario tenuto dallo stesso [continua]
Ogni lettura, ogni atto linguistico è in fondo una forma di inatteso e subitaneo esilio. (O forse tutto ciò che vive è in esilio: in esilio da sé innanzitutto e dal proprio luogo. Vivere significa sempre essere fuori luogo). Si è improvvisamente gettati in un mondo ed in un’esistenza diversa da quella che ritenevamo essere la nostra. Comprendere in questi casi serve a poco; così come del tutto inutile è riuscire a capire di quale luogo si tratti.