Nell’intervista riaffiora la verità inquietante di un linguaggio che non rivela, ma opacizza la realtà – un linguaggio che non fa parlare le cose, ma le scova nel loro mutismo essenziale, nel loro apparire abbacinante e insensato… a quel punto il linguaggio appare in sé, come qualcosa che sostiene il cerimoniale che rimuove l’apparire muto e insondabile.
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“Di tutto quanto è scritto io amo solo quel che uno scrive col suo sangue. Scrivi col sangue: e vedrai che il sangue è spirito. Non è affatto facile, capire il sangue altrui: odio gli oziosi che leggono. Chi conosce il lettore, non fa più niente per il lettore. Ancora un secolo di lettori e lo spirito stesso puzzerà. Che tutti possano imparare a leggere, rovina alla lunga non solo lo scrivere, ma anche il pensare” (Friedrich Nietzsche Del leggere e scrivere in Così parlò Zarathustra).
Il mondo va a pezzi, nei modi più diversi e incalcolabili va o sembra andare sempre più a pezzi, a pezzetti sempre più piccoli e sempre più sconnessi, e quest’Io che qui scrive che fa? Vigliaccamente distoglie lo sguardo, sì, vergognosamente lo porta su ben altro, su tutt’altro, e cioè pensa e ripensa ai lettori del mondo che va appunto in pezzetti, rimugina e fantastica sui lettori di ogni parte di questo mondo spezzettato e spezzettantesi, lettori coi quali condivide questo stesso convulso spezzettato spaziotempo, e la stessa passione per il leggere, oltre che forse altro di poco definito che intorno al leggere orbita…