Ci sono due atteggiamenti comprensibilmente simmetrici nella prefazione di Celati alla nuova edizione di Alice disambientata e nella postfazione scritta da Andrea Cortellessa. Celati mi sembra prenda un po’ le distanze. Quando ad esempio descrive il tipo con il tascapane che alla fine di una delle sue lezioni di letteratura lo sgrida perché non si occupa [continua]
Archivi tag: Gianni Celati
Straordinari e sorprendenti commenti hanno accompagnato l’uscita dell’ultimo libro curato da Gianni Celati, Alice disambientata (Le Lettere, 2007), che per la precisione è la riedizione di una “macchina di scrittura”, avviata a Bologna nel 1976-1977 da un autore collettivo (per lo più studenti riuniti nel gruppo ALICE/DAMS, che all’epoca animava un corso universitario tenuto dallo stesso [continua]
Da domani, e fino al quattro maggio, a Leicester, in Inghilterra, si discute di fantasticazione in un convegno organizzato dalla locale Università, che avrà come ospiti Gianni Celati, Ermanno Cavazzoni, Daniele Benati e molti altri (vedi il programma qui sotto). In Italia, nel frattempo, si discute di Apocalisse. In un evento eccezionale con musiche, spettacoli [continua]
1. In quello che molti considerano l’ultimo quadro di Brueghel, si vede una navicella sul mare in tempesta, dove dei marinai stanno gettando una botte a una balena che ha l’aria di attaccarli. In quella che alcuni considerano la più straordinaria opera di Jonathan Swift, A Tale of a Tub (nella mia traduzione Favola della [continua]
11. Tempo e spazio, un’analogia con i tappeti d’Oriente Nei poemi cavallereschi manca quel termine di riferimento che è il tempo lineare della Storia, fatto di frazioni uniformi con cui misuriamo tutto in secoli, anni, mesi. Dunque non ci sarà la formula: “Nel tal giorno, o mese, Orlando arrivò nel luogo x”; bensì: “Orlando (di [continua]
… ma seguitiamo Angelica che fugge. Fugge tra selve spaventose e oscure…” Ariosto, Orlando Furioso, I, 32-33 1. Eroi che girano a vuoto All’inizio del poema ariostesco, Angelica che fugge nella selva ci trascina subito in un mondo dove tutti agiscono in stati di incantamento o di fissazione prodotti dal gioco della sorte. La bella [continua]
“[…] era detto per nome Marcovaldo, venuto dalle parti di Murrocco, di gran prodezza e di giudicio saldo” “[…] cavalcava una alfana smisurata di pel morello, e stella aveva in fronte” Luigi Pulci, Morgante, XII Marcovaldo era un tipo tranquillo. Il suo unico, irrimediabile errore fu quello di essersi innamorato di Chiarella, la figlia del [continua]
Lo Spirito Libero
È da tanto tempo che avevo per la testa l’idea d’un Almanacco del viaggiatore (formato tascabile, per viaggianti attuali) rivolto a: tracciare una figurazione del viaggio antitetica a quella del turismo attuale (usando “Le voyage” di Baudelaire come una specie di codificazione di partenza); riflettere sul fenomeno del turismo in termini diciamo etnografici; e nello [continua]
Gianni Celati risponde a Massimo Rizzante – “Sembrerebbe che i narratori moderni non capiscano più cosa significhi raccontare l’altro mondo, quasi che fossero permanentemente ospedalizzati in questo mondo e nella cosiddetta ‘realtà’, di cui il loro linguaggio deve essere al servizio. Perciò quasi tutti i romanzi in circolazione debbono mettere avanti un progetto di dire qualcosa di drammatico su questo mondo, sulla ‘realtà’, per poter essere presi seriamente”.
1. La leggenda della pazzia swiftiana Quando il reverendo dottor Jonathan Swift, decano nella cattedrale di San Patrizio a Dublino, completa la stesura dei Viaggi di Gulliver, ha ormai superato la cinquantina ed è in disgrazia politica. Vive in esilio e isolamento nella tristissima Irlanda di allora, per giunta afflitto da una labirintite cronica che [continua]
Dal 10 al 12 marzo 2005 si è tenuto a Roma, presso l’Università “La Sapienza”, un Convegno di studi sul tema dell’esilio, della migrazione e del “dispatrio”, organizzato da Silvia Tatti e Franca Sinopoli in collaborazione con il Dipartimento di Letteratura italiana.
Riportiamo la relazione di Antonio Prete.
Caro Enrico, una cosa che suggerisco è di cominciare questi ragionamenti rileggendo quel capitolo del Poema dei lunatici (di Ermanno Cavazzoni, ndr) in cui si dice che per descrivere i territori e relative popolazioni delle campagne (dove ci sono tutti quegli strani fenomeni, come le voci nei pozzi) bisognerebbe fare delle carte geografiche di acqua, [continua]