Che cosa significa vivere, e scrivere, e sentirsi insomma scrittore, in una provincia di frontiera come questa? Lo chiedo al mio amico Guido Conterio, l’unico a cui credo valga la pena chiederlo da queste parti. Con Guido, che è fine scrittore, di stile immaginoso, credo di condividere una certa sofferenza nel vivere da queste parti, entro confini tanto angusti. Incontro il mio amico in una caffetteria del centro, e lo coinvolgo nella discussione dopo avere ordinato due cappuccini e due croissant (non è vero, altro che croissant, ci stiamo scrivendo email, ma fingiamo che ci sia davvero una caffetteria attorno a noi, e che l’aroma dei cappuccini ci inviti a non essere troppo malinconici nei nostri ragionamenti). [C. M.]